Alla cerimonia di assegnazione dei David di Donatello, il più importante riconoscimento cinematografico italiano assegnato dall’Accademia del Cinema Italiano, vanno in passerella le dichiarazioni di condanna per quanto sta avvenendo in Palestina. Parole per riconoscere la resistenza di chi sopravvive, perché è più doloroso, e i 20mila bambini morti della Striscia di Gaza.
Elio Germano, prendendo in mano la Costituzione Italiana parla di pari dignità, quella tra un uomo e una donna, tra un bianco e un nero e, dice «permettetemi, tra un palestinese e un israeliano», suscitando l’ovazione.
«Qualcuno sta rubando la gioia, la libertà e la vita a un sacco di gente dall’altra parte del mare», dice Stefano Sardo.
Mentre Margherita Vicario incalza: «E che i nostri rappresentanti politici investano un sacco di miliardi in arte, cultura, educazione, sanità e un pochino meno nelle armi».
Una retorica potente, alta, attivata, forse, da quanto accaduto a Napoli.
Le accuse a Nives Monda
Due turisti israeliani in vacanza a Napoli hanno diffuso un video girato nel ristorante Taverna Santa Chiara nel quale accusano di antisemitismo la proprietaria Nives Monda, bollata come una odiatrice di ebrei, una terror supporter.
La proprietaria del locale all’inizio è calma e spiega che è contro l’apartheid e il genocidio del palestinesi.
I turisti continuano gridando «non siamo benvenuti qui perché ebrei», e lei risponde, esplicitamente «non siete benvenuti perché siete a favore dell’apartheid e del genocidio. Un conto è la religione un altro la politica». Quindi i due incalzano, «ti denunceremo», mentre riprendono una famiglia vicino a loro (compreso un minore) che si allontanano.
Si scopre poi che i turisti erano stati protagonisti di altre invettive, contro Donne in Nero Bari, anche questo un movimento schierato contro l’occupazione israeliana e nato dall’iniziativa di donne ebree. Da un’intervista della turista donna, fatta in Italia, si scopre che la stessa è parte di un’organizzazione della sinistra israeliana contraria anch’essa all’occupazione dei coloni e all’opposizione nei confronti Netanyahu, con riguardo alla riforma della Giustizia.
Zionist not welcome
La proprietaria però ha anche detto chiaramente che i sionisti non sono benvenuti ed è stato trovato un suo post Facebook del 9 ottobre 2023, poi cancellato.
Dice: «Per una volta sono d’accordo con i benpensanti, quando dicono che i terroristi non vanno appoggiati. È proprio così: via i sionisti macellai dalla Terra di #Palestina».
Nei commenti una persona risponde: «risolveranno la questione palestinese uccidendoli tutti uno a uno» e Nives risponde: sembra che importi a sempre meno gente. Erano i giorni dei primi bombardamenti, preludio all’invasione, delle parole genocide che qualche organismo internazionale, nonché qualche coraggioso israeliano, ammette si stanno avverando sotto i nostri occhi.
Difficile strumentalizzare quelle parole, e infatti la denuncia della turista è già stata archiviata, più facile condannare gli adesivi comparsi sull’onda di questi fatti, in appoggio alla ristoratrice Nives Monda.
Il riflesso pavloviano
La stessa, peraltro, ha testimoniato di essere stata oggetto di campagne d’odio, minacce, finte recensioni negative, di cui si trova traccia sui social come istigazioni.
D’altronde lo stigma di «antisemita» ha portato, in un primo momento, anche le istituzioni locali, a scusarsi con i turisti e a schierarsi a loro favore.
Questo riflesso pavloviano scatta ogni volta che la politica d’Israele ― e visti gli esempi recenti, intesa in senso ampio ― si sente biasimata.
Bisogna dire anche che il 7 ottobre è stato un possente catalizzatore che ha spento ogni critica, intimidita dalla logica amico/nemico.
Le critiche alla «risposta» di Netanyahu, ancora oggi ― nonostante si sia detto esplicitamente che l’obiettivo è sradicare Hamas (con le stragi fomentando così le radici del terrorismo, che, però, terrorismo rimane) e non la salvezza degli ostaggi ― sono certamente più blande di quanto ci si aspetterebbe.
Prevale il benaltrismo, o malaltrismo, ossia buttarla sempre su Hamas, oppure il ripercorrere gli stereotipi dell’odio antigiudaico, cercando di assumere la veste di vittima, mentre, di fatto, si aggredisce (anche verbalmente), e, poi, quando si arriva all’epiteto antisemita, i giochi sembrano finiti.
Gli attacchi a Francesca Albanese
Un bersaglio delle invettive sotto il codice antisemita, è certamente la Relatrice speciale dell’Onu per i Territori palestinesi occupati Francesca Albanese. In rete si possono trovare lunghi articoli (di testate di sinistra) che cercano di spostare (impercettibilmente?) il senso delle sue parole, anche in risposta a quanto affermato dalla Segre, una tecnica che assomiglia all’adulterazione del termine antisemiti (appunto), così come denunciato dalla semiologa Valentina Pisanty nel libro Antisemita una parola in ostaggio.
In questo sito, che raccoglie un campionario a riguardo, è presente la lettera di Un Watch ― una Ong che si propone di monitorare l’attività dell’Onu e promuovere i diritti umani ― al segretario dell’Onu Gutierrez, che considera illegale la riconferma di Francesca Albanese, in quanto non si sarebbero prese in considerazione le numerose denunce contro la stessa per le affermazioni giudicate (unilateralmente) antisemite.
Gli attacchi sono comunque al più alto livello istituzionale, da parte di alcuni paesi (basti vedere a chi è indirizzata per conoscenza la lettera), e sorprende favorevolmente che l’Organizzazione Mondiale delle Nazioni Unite abbia resistito alla pressione, considerando evidentemente false le accuse di antisemitismo.
Le giustificazioni del neocolonialismo
La vicenda che ha coinvolto Nives Monda ha portato una presa di coscienza sulla demonizzazione delle politiche di opposizione al colonialismo (il sionismo così inteso), tale da far sentire chiamati ad esprimersi molti artisti, in Italia.
Ha ragione la ristoratrice? Non serve darle ragione. Anche, se, proprio dal video, sembra che sia stata lei ad essere provocata, e che i turisti abbiano accettato di non pagare e andarsene. Peraltro la turista ha detto il marito avrebbe pagato, però in contanti, e stranamente non hanno voluto riprendere la scena, nè la ristoratrice si è fatta scrupolo nel non dare loro, che avevano detto di denunciarla, la ricevuta (non esibita, per ora).
Insomma, anche se sembra più verosimile la versione della ristoratrice, con il sospetto che i turisti israeliani siano in cerca, per chi sa quale motivo, forse psicologico, di oppositori, è bene stabilire che il contrasto all’ideologia non si deve spingere fino a personalizzare la lotta, arrivando a identificare come bersaglio la persona.
Si reitererebbe così, a specchio, quella dicotomia amico/nemico da cui è difficile, come visto, uscirne, divenendo vittime persino le parole.
Ci sarebbe da riflettere su certi temi in maniera libera. Ma ne siamo in grado, anche noi?
Ad esempio su cosa possa significare il sionismo, di fronte a continui, prevalenti (ad oggi quasi esclusivi) esempi di neo colonialismo, apartheid, uso della forza militare e violenza contro i civili fino allo sterminio.
Oppure sulla deriva autocratica e etnonazionalista (o etnoreligiosa), di uno Stato che, formalmente democratico, si definisce ebraico. Al punto che ci chiediamo cosa succederebbe qualora la popolazione islamica/palestinese, all’interno dello stesso, diventi la maggioranza.
Ma c’è il sospetto che la risposta qualcuno la stia dando sul campo da «guerra».
Armando Mantuano
