REGIONE UMBRIA

Arriva il Far West
per i cinghiali

La Regione Umbria consentirà l'uccisione dei cinghiali al proprietario del terreno

 

I cinghiali sono stati nominati il nemico numero uno degli agricoltori in Umbria! Più del cambiamento climatico, più del glifosato e degli altri fitofarmaci pericolosi, più di tutto. È vero che il numero di questi animali, è aumentato, ma, se è così, allora dobbiamo porci delle domande.

Il numero dei cinghiali fortemente cresciuto in molte regioniOgni specie ha una sua regolamentazione sociale. Quella dei cinghiali è matriarcale. Solo la matriarca si accoppia e fa sì che il branco si riproduca, ma in modo non esponenziale. I cinghiali autoctoni erano più piccoli di dimensione e ogni parto vedeva al massimo due o tre cuccioli.

Se si uccideva la matriarca ogni femmina del branco poteva accoppiarsi, a sua volta. In una siffatta realtà non saremmo mai arrivati alla proliferazione, ma si sa l’uomo ama sconvolgere gli equilibri naturali, non può farne a meno, altrimenti non ci troveremmo con un Pianeta che sta letteralmente morendo.

La cosa peggiore è che lo fa, convinto che sta facendo del bene. In Italia esiste una lobby molto potente, che porta con se molti interessi economici, quella dei cacciatori e, analizzando con obiettività il problema scopriremo chi sono i veri colpevoli.

Il cinghiale maremmano poco presente sul nostro territorio, quanto poco prolifico, non forniva le prede necessarie per la pratica venatoria, evidentemente. Allora si è introdotto, perché certamente da solo non è arrivato, il cinghiale ungherese, molto più grande è in grado di generare più esemplari.

Si vocifera di attività, nascoste, quanto illecite, di allevamenti, incroci e foraggiamento di cinghiali nelle zone più nascoste e impervie dei nostri boschi. Si vocifera di uccisione delle matriarche, così da generare una reazione a domino della riproduzione…

Il mondo venatorio gode della simpatia di quello politico. L’Umbria non fa eccezione. Si creano gli Ambiti territoriali di caccia (Atc), all’interno dei quali vengono assegnate zone di competenza alle squadre dei «cinghialari» e viene nominato un coordinatore.

Ogni agricoltore, che subisce un danno può richiedere all’Atc di competenza l’intervento per abbattere i cinghiali colpevoli. La procedura prevede, tra l’altro, la presenza di guardie venatorie e l’arco temporale di 48 ore. Ora tutto questo sembra superato… ed ecco il «Far West»

D’ora in poi le 48 ore saranno ridotte a 4 e qualunque agricoltore, munito di regolare licenza di caccia, potrà abbattere il cinghiale o i cinghiali rei di essersi introdotti nella proprietà. La caccia al cinghiale non è attività venatoria comune, non lo sono neppure le armi e le munizioni dedicate.

Aspettiamo il provvedimento annunciato dell’assessore all’Agricoltura Roberto Morroni per capirne meglio la portata.

Intanto ci chiediamo questa voglia di eradicazione, che doveva essere principalmente eseguita dai cacciatori, che stranamente si è trasformata in moltiplicazione delle prede, con conseguente disagi e allarmismo, vedrà il coinvolgimento dell’Ispra, dell’Università e, perché no, delle associazioni di protezione animale? Sarà possibile censire seriamente la specie e trovare soluzioni, non cruente, alternative, compresa la sterilizzazione chimica?

I cinghiali non sono nemici dell’uomo, nessun animale lo è. Abitiamo tutti questo Pianeta e ognuno ha un suo ruolo. Solo con il rispetto e la serena convivenza possiamo avere un futuro. Altrimenti saremo destinati all’estinzione, con buona pace dell’eco sistema che tirerà un sospiro di sollievo. Ma questa è un’altra storia.

Ernesta Cambiotti

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