FOSSATO DI VICO

«L’Agri Flor non trasferisca qui
il suo impianto»

L'impianto che la Agri Flor vorrebbe trasferire a Fossato di Vico

 

Non c’è pace per l’ambiente e la salute a Fossato di Vico, un comune di 2.700 abitanti nei pressi di Gubbio. Ne sanno qualcosa i componenti del «Comitato per la salvaguardia della salute e dell’ambiente di Fossato di Vico», chiamati a combattere una nuova battaglia.

Fossato di VicoQuesta volta si tratta di impedire la realizzazione nella zona industriale di un progetto di delocalizzazione di un impianto per la produzione di fertilizzanti da matrici organiche.

E sì, perché la società Agri Flor, diventata scomoda a Villa Pitignano di Perugia e zone limitrofe per la produzione di preoccupanti cattivi odori non più tollerati dai residenti, intende trasferire l’impianto proprio a Fossato di Vico.

L’area individuata è contigua al Parco regionale del Monte Cucco, sito di particolare sensibilità ambientale, e prossima a «luoghi d’interesse ambientale», quindi sottoposta a vincoli e procedure.

Un paletto, altrettanto importante è rappresentato dal Piano Regolatore di Fossato di Vico che inquadra l’area in questione tra le «Zone produttive e commerciali di nuovo impianto per piccole industrie e lavorazioni per artigianato di produzione destinati ad ospitare lavorazioni non rumorose né moleste».

Ne deriva che per l’attività di compostaggio e digestione anaerobica, serve una localizzazione diversa, compatibile con la normativa vigente in materia di attività produttive e commerciali, dei beni culturali e del paesaggio, e urbanistica.

Giovedì 28 si apre la Conferenza dei Servizi preliminare. In evidenza, naturalmente, l’incompatibilità con il Piano Regionale dei rifiuti e i dubbi circa la provenienza delle previste 55mila tonnellate annue che andrebbero trattate nell’impianto, oltretutto di dimensione ben diversa dal vecchio opificio esistente.

Ne vedremo delle belle. Il Comitato e il Wwf Perugia, hanno annunciato che presenteranno osservazioni e sensibilizzeranno sul tema stampa e televisione.

Ernesta Cambiotti

 

 

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