TUTELA DEGLI ANIMALI

Meglio una gestione
pubblica dei canili

 

Il controllo dei Nas al canile di Monte Argento di Terni, mi riporta a quello di qualche mese fa in quello di Ferratelle a Gubbio, in quel caso, non credo di routine.

A Gubbio, l’assessore con delega al canile, prima e il sindaco dopo erano stati portati perfettamente a conoscenza delle criticità e delle problematiche della struttura e delle loro ricadute in termini di benessere animale, ma, si sa, in «politichese» si dice sempre che saranno prese le opportune misure. Così si sta a galla, anche quando qualcuno solleva un polverone, comunque esagerato e con dubbie finalità.

Bene i controlli periodici nei canili. Un paio di anni fa, uno dei tanti, anche da parte delle guardie del Nogez, coadiuvate da un veterinario privato, proveniente da altra regione, con prescrizioni più di natura strutturale che di benessere animale.

Vero è che, Umbria ci sono canili che, oltre ad avere carenze strutturali più o meno gravi, ospitano tanti cani a discapito, a volte del loro benessere.

Se da una parte le gestioni pubbliche possono dimostrarsi prive di «empatia», quelle private possono nascondere l’insidia del «lucro» sulla pelle delle povere creature che vengono accalappiate e ospitate prima nei canili sanitari e poi in quelli rifugio.

I sindaci e gli Amministratori, in genere, spesso, non conoscono le problematiche legate al randagismo e spesso, non sono neppure tanto sensibili, tanto da non andare al di là delle dichiarazioni «politiche» di «rito».

Nelle Associazioni Animaliste, stesse, ci possono essere soggetti con atteggiamenti «compulsivi» che non aiutano. Gli stessi atteggiamenti li ritroviamo tra «sedicenti» volontari.

Il randagismo si combatte a monte, con sterilizzazioni obbligatorie o tasse sul possesso di cani «interi» di entrambe i sessi. Si combatte con la sensibilizzazione nelle scuole, nelle famiglie e con iniziative varie utili a insegnare il rispetto per esseri senzienti e con emozioni e sentimenti al pari dei nostri. Si combatte togliendo la linfa a chi raccoglie randagi, apparentemente per amore, agli staffettisti, agli stallanti. Molti di questi sono bravissimi a sbandierare Post Pay e Iban. Già questo dovrebbe far venire dei dubbi.

Poi, venendo ai canili, il controllo principale deve essere quello sui tassi di affido, nonché sulle adozioni serie e consapevoli, monitorate continuamente. Le convenzioni non dovrebbero, come ho avuto modo di costatare, prevedere un numero medio di ospiti al quale legare il corrispettivo.

La gestione migliore sarebbe quella pubblica, con le associazioni animaliste e zoofile che si occupano, gratuitamente, delle adozioni, come previsto dalla Legge 281/91.

Meno interessi economici ci sono, più possibilità di successo abbiamo nella lotta al randagismo.

Ernesta Cambiotti
Dipartimento Tutela Animali Fratelli d’Italia Regione Umbria

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