GUBBIO

Le cucce
della discordia

 

Al canile Rifugio di Ferratelle di Gubbio sta succedendo di tutto. È lo scenario di una triste diatriba tra alcuni privati cittadini e Associazioni appena costituite da una parte e l’Ente Gestore e il Sindaco del Comune di Gubbio, dall’altra. Una raccolta fondi, per donare delle cucce forse non proprio idonee, ha acceso polemiche inverosimili sul social network Facebook.

Cerchiamo di capire: nel canile i box sono a parchetto con una zona esterna e una interna, dove i cani vanno a ripararsi. In questa zona di ricovero i gestori fanno costruire delle cucce appositamente predisposte per lo spazio utile, sono in legno con le zampe che le isolano dal pavimento e con il tetto piatto perché i cani possano salire e distendersi. La legge non prevede una cuccia per cane, ma che i cani abbiano adeguato riparo e uno spazio adeguato per muoversi. È evidente che le cucce vanno mantenute in buone condizioni e cambiate quando non più utili o troppo rovinate.

E qui casca l’asino: le cucce donate sono da esterno, in plastica da coibentare, montate in piena emergenza freddo. I cani bagnati non riescono ad asciugarsi e il loro respiro sprigiona condensa che gli cade addosso, come hanno fatto notare gli operatori che lavorano nella struttura.

Raccolto il suggerimento, una gentile signora, si fa carico di mettere almeno dei pannelli in legno sul fondo. Nel frattempo la temperatura risale. Arrivano dei pacchi, forse contengono cucce di legno e negli ultimi giorni, i necessari pannelli per la coibentazione… ma si scatena l’inferno.

Come ci riferiscono dal canile, si dice, che nessuno era stato messo al corrente del contenuto dei pacchi e, in ogni caso, ci sono delle regole, molto stringenti, per entrare nei luoghi di lavoro. Nasce un vivace scambio di opinioni terminato con l’asportazione delle cucce ancora imballate e dei pannelli coibentanti. È noto che gli animalisti, spinti da sentimenti nobili verso gli animali, sono spesso impulsivi ed a volte non si fermano a riflettere per esempio che nei luoghi pubblici non si può fare il proprio comodo o imporre le proprie idee.

La legge 281 del 1991, ha cercato di tutelare i randagi offrendo loro rifugio e assistenza sicura, ma al contempo ha fatto sì che nascesse un’attenzione, a volte morbosa, a volte non proprio «disinteressata» sulle povere creature accalappiate o da accalappiare, dimenticando che l’aspetto principale è la prevenzione del fenomeno.

Un canile è una struttura temporanea, con dei requisiti strutturali e sanitari stabiliti dalla legge che dispone chi può gestirla.

Nelle diverse realtà troviamo strutture più o meno accoglienti e diversi livelli di benessere degli ospiti. Nella nostra regione non sono stati trovati i cosiddetti «lager», teatro di veri e propri maltrattamenti, penalmente perseguibili (vedi art. 544-ter c.p.). Non sempre, infatti, a immagini o situazioni che sembrano scabrose, corrispondono illeciti.

In realtà andrebbero modificate le norme per la detenzione dei cani, andrebbe risolto il problema all’origine, eliminando randagismo e abbandoni, ma qui serve la volontà politica.

Sergio Reali