LE ARCHIVIAZIONI PER RIGOPIANO

Il dolore inestinguibile
di un padre

 

Fanno male, molto male le parole che Alessio Feniello, padre di Stefano, affida a Fb, dopo l’archiviazione di ventidue indagati per il crollo dell’Hotel Rigopiano, distrutto dalla valanga che lo aveva investito il 18 gennaio 2017 uccidendo ventinove persone.

Il suo gesto spontaneo e incosciente, ha un peso per la giustizia italiana. Del resto si è introdotto, in un’area sottoposta a sequestro e non importa che lo abbia fatto solo per deporre dei fiori in quel luogo «maledetto», lì dove sorgeva quell’albergo che non doveva esistere, crollato, verosimilmente, per la «leggerezza» di alcuni, lì dove suo figlio ha perso la vita.

«Comincio a pensare che alla fine la colpa sarà di chi stava in hotel, di chi lavorava a Rigopiano e di chi c’è andato in vacanza. Ho appena saputo che il giudice ha accolto la richiesta di archiviazione nei confronti di tutti i funzionari della regione, della Acquaviva, e anche dei tre personaggi che ci hanno fatto credere che Stefano era vivo, uccidendolo due volte.

Questa archiviazione è un colpo che fa molto male. Per quello che riguarda me e la mia famiglia, non ho parole, mi sento preso per il culo dalla giustizia. Sembra che dovrei essere io a chiedere scusa a Provolo e alla Chiavaroli, perché loro ci hanno detto e confermato che Stefano era vivo solo per compassione, per darci conforto.

Ma stiamo scherzando? Ma veramente un Giudice può dire una cosa del genere a dei genitori che per quattro giorni hanno creduto che il figlio fosse vivo? Non hanno commesso errore perché erano in buona fede? E noi, allora?

Noi non dobbiamo più credere a nessuno, perché se le autorità ci dicono una cosa, dobbiamo pensare che può essere anche il contrario, che può essere un errore in buona fede. Io non credo più a nulla, il processo possono anche non farlo a questo punto, ormai non ha senso credere nella giustizia.

L’unico a pagare, fino ad oggi, sono io per aver portato i fiori a Stefano, e sto affrontando un processo per questo. Chi mi ha detto che mio figlio era vivo, facendomi illudere per quattro giorni che sarebbe tornato a casa, invece no, perché l’ha fatto a fin di bene.

Io invece i fiori a mio figlio perché li ho portati? Per fare del male a qualcuno? Ma ce l’avete una coscienza? Sono schifato, qualcuno deve spiegarmi come è possibile che a pagare siano sempre e solo i poveracci, mentre chi sta al potere può stare tranquillo, sbagliare, uccidere, e rimanere al proprio posto. Se non fosse per la promessa fatta a Stefano, avrei già abbandonato tutto. Questa è l’Italia»

Sembra assurdo, ma é proprio così, questa è l’Italia, il Paese dove anche la Giustizia non è «uguale per tutti», dove reati e illeciti pesano in modo diverso, dove gli stessi si possono prescrivere prima di sapere se gli imputati possano essere colpevoli o meno, dove un padre viene punito per un mazzo di fiori. Sì questa è l’Italia.

Ernesta Cambiotti

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