PERUGIA

In corteo contro
i licenziamenti alla Perugina

 

Sabato 7 si è snodata per le strade del capoluogo umbro la manifestazione di protesta contro i nuovi licenziamenti alla Perugina. Il gruppo Nestlè, dal quale dipende la storica azienda dolciaria, ha infatti annunciato centinaia di esuberi. Per dire No ai 340 licenziamenti annunciati, sono scese in piazza poco più di mille persone. Ancora troppo poche.

Molti operai sono rimasti a casa. Forse non si sentono adeguatamente rappresentati. C’erano i sindacati, i politici locali, alcuni segretari di partito, ovviamente i rappresentanti dei lavoratori della Perugina e di altre aziende umbre in crisi, il mondo dell’associazionismo, insomma molti professionisti e mestieranti del sindacato e della politica ma si notava un vuoto enorme: l’assenza dei lavoratori.

Sarà per una forma perversa di individualismo o forse per uno scoramento, una disillusione forte, una mancanza di fiducia in chi teoricamente dovrebbe tutelare il lavoro e chi lo fa.

Ma il Governo, con Poletti in testa, dopo aver annunciato a più riprese di averci traghettato fuori dalla crisi ha perso definitivamente la faccia. La politica degli inciuci, dei giochini, degli accordi sottobanco non trova più consensi. È tempo di trovare nuovi interlocutori capaci di captare i bisogni reali dei cittadini e di realizzare iniziative volte alla salvaguardia del know how italiano, della manifattura nazionale. Non possiamo più permettere la delocalizzazione del made in italy. Dobbiamo proteggere realmente i prodotti italiani, solo così proteggeremo i lavoratori.

Lino Rialti

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