È arrivato puntuale il provvedimento della Giunta della Regione Umbria in risposta alla nota inviata dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) alle amministrazioni regionali, con cui si raccomandava una limitazione dell’esercizio venatorio a causa della siccità dovuta alle elevate temperature e degli incendi. Della circolare dell’Ispra avevamo dato notizia il 28 agosto nell’edizione nazionale di EdicolaWebTv con l’articolo Troppa siccità, opportuno limitare la caccia. Un posizione caldeggiata dalle principali associazioni in difesa degli animali, come ha ricordato il 30 agosto Fulco Pratesi sul Corriere della Sera nel corsivo La fauna uccisa dal fuoco.
Se l’Umbria è forse l’unica amministrazione ad aver già risposto, tuttavia le misure proposte appaiono del tutto insufficienti. Non è stata prevista alcuna variazione al calendario venatorio, nessun posticipo, ma unicamente la chiusura anticipata dalle 19,30 alle 15 della preapertura del 2 settembre. L’assessore regionale Fernanda Cecchini ha motivato la decisione sostenendo che in Umbria «non si registrano fenomeni di forte criticità per la fauna selvatica» in quanto «gli incendi boschivi hanno interessato 600 ettari su un totale di 380 mila e per questi, il calendario venatorio prevede già il divieto di caccia per dieci anni nelle aree boscate in cui ci sono stati incendi».
Questa posizione costituisce uno schiaffo alle associazioni animaliste ed ambientaliste, all’Ispra ma anche una presa in giro per i cittadini umbri. Le poche povere creature sopravvissute, divise in specie cacciabili e non cacciabili, non possono reggere lo stress generato dalla presenza dei cacciatori e dei loro cani. Da evidenziare che la Cecchini è assessore con deleghe alla Caccia e alla Pesca, nonché alla Promozione dei sistemi naturalistici, aree protette e parchi, alle Politiche agricole e, all’inizio di agosto, in merito agli oltre quattro milioni di euro di danni provocati dalla siccità all’agricoltura in Umbria, calcolati alla data del 31 luglio, lamentava «questo periodo di siccità è però del tutto anomalo ed eccezionale e sta interessando pesantemente anche le regioni già colpite dagli eventi sismici». L’emergenza idrica c’è e il Consiglio dei Ministri ha deliberato, per questo motivo, lo stato di calamità naturale.
Evidentemente, per l’assessorato competente e l’attuale Giunta regionale la salvaguardia e conservazione del patrimonio naturale e della biodiversità non sono così importanti.
Ernesta Cambiotti