AMBIENTE & SICUREZZA

A proposito di centrali
a biomasse

 

Biomasse. Come riempirsi la bocca di belle parole sull’ambiente, senza veramente capirne la portata. La Regione Umbria è nota per le scelte marcatamente «opportuniste» di chi la governa e di chi l’ha governata, su diversi versanti.

Un esempio che «scotta», in questo momento è appunto l’uso delle biomasse, esaltato come modalità di produzione di energia e quindi come opportunità per il risparmio energetico.

Agli agricoltori, da sempre bacino elettorale privilegiato della sinistra umbra, la Giunta Regionale passata con Rometti a guida dell’assessorato ambiente, con conferma da parte dell’attuale, ha deciso di permettere la produzione di energia, utilizzando piccole centrali a biomasse legnose.

In pratica, un’azienda agricola può installare una maxi «stufa» da 200 kw/t di potenza, su edifici esistenti (comunque inferiore ad 1 megawat) che bruciano biomassa (legna, cippato, pellet, eccetera).

Con procedura semplificata, consistente in una semplice comunicazione, un imprenditore agricolo può produrre energia, bruciando 75 kg di legna all’ora, che, naturalmente, in caso di biomassa legnosa boschiva, distrugge l’equivalente di bosco, circa 1,8 t/giorno, trasportato con mezzi pesanti, sicuramente inquinanti.

In Umbria le aziende agricole spesso sono ubicate a ridosso di paesini e città, questi impianto metterebbero a rischio la salute fisica e psicologica degli abitanti.

Il caso più attuale lo troviamo a Gubbio, nella Frazione di San Marco, la prima frazione «fuori delle mura» della bellissima città.

L’impianto in questione è previsto in un’area che sembrerebbe essere soggetta a vincolo archeologico e vede l’abitazione più vicina a una distanza di appena 80 mt.

Soprassedendo sui retroscena burocratici amministrativi, che potranno vedere l’accertamento di eventuali responsabilità, i cittadini si sono, da subito, opposti a quello che definiscono uno scempio, sia per i conseguenti danni alla salute, che all’ambiente (sul posto, coltivazioni di pregio come lo zafferano e apicoltura), costituendo il Comitato Gubbio Salute Ambiente (Gsa).

Facendo riferimento specifico ad argomentazioni, anche scientifiche, non vuole assolutamente coinvolgere i politici, ma ha il compito di sensibilizzare e coinvolgere la popolazione.

In seguito alle azioni del comitato, il Sindaco, per ora, ne ha «sospeso» l’esecuzione.

Da rilevare, anche, il blocco dell’impianto nella Frazione di Monteluiano per il quale nel 2015, è nato l’omonimo comitato.

In questo caso, le famiglie che abitano nelle vicinanze, hanno vissuto un’esperienza drammatica, con gravi ricadute sulla salute.

Fratelli d’Italia Gubbio chiede alla governatrice dell’Umbria, Catiuscia Marini e all’assessore all’Agricoltura e Ambiente Fernanda Cecchini se abbiano assunto le tutte le informazioni necessarie, oppure, con la «tranquillità» che contraddistingue le scelte della sinistra, abbiano avallato le scelte della precedente legislatura senza prevedere un minimo di istruttoria e analisi delle istanze per la costruzione di impianti fino a 200 KW (o 1 megawatt) , oltre alle indispensabili – secondo Fratelli d’Italia – valutazione di impatto ambientale e titolo abitativo. Chiede anche, se hanno tenuto conto che la ratio legis degli impianti a biomasse legnose è quella di agevolare gli agricoltori nella produzione di energia «pulita» necessaria al fabbisogno familiare dell’agricoltore, utilizzando i residui della produzione agricola. Quindi poco, più di una stufa, non un vero e proprio impianto industriale.

Fratelli d’Italia Gubbio attende delle risposte.

Ernesta Cambiotti

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