«La scomposizione del corpo aiuta la comprensione dell’animo umano», così esordisce Livio Paolantoni, scultore umbro, nato sulle sponde del Lago Trasimeno. Lo incontro nella sua casa, mentre un tramonto colora il cielo e l’acqua del Trasimeno di rosa.
I legami, i rapporti sono al centro della ricerca di questo artista. Mani che si rincorrono leggere, che accarezzano teneramente, che lavorano con forza, che potentemente proteggono. «La mano è lo specchio della verità – dice Paolantoni – una mano non mente, uno sguardo potrebbe non essere sincero».
Ma non solo mani, ai Piedi l’artista dedica tensione: piedi tesi nel vuoto sotto una fune o piantati per terra testimoni del nostro rapporto sempre in bilico con la natura e con gli elementi.
E poi teste pensanti, che, incuriosite dallo scibile si smontano, vengono rapite in tutte le direzioni. Questa è la pagina introspettiva dell’arte di Livio Paolantoni. Un’arte intrigante, dove si gode una profonda ricerca e lo studio della materia. La gioia di vivere, di godere appieno del bello ma con una fortissima voglia di donare.
Lo scambio tra la materia e l’artista arricchisce, lascia un segno: nel caso di Livio Paolantoni il segno è forte e netto. Insomma un percorso emotivo ed esistenziale che si materializza nell’opera. La pietra, l’acciaio, il legno sono sempre funzionali alle realizzazioni e vengono scelti quale mezzo e non come fine ultimo. Siamo di fronte ad un artista che vuole dire, vuole dare.
Interessanti e piacevoli le esercitazioni nelle produzioni più classiche ed ispirate alla sua terra. Le Madonne con Bambino di ispirazione giottesca, ma sicuramente influenzate dalla maniera di Piero della Francesca ne sono un fulgido esempio. Livio Paolantoni espone spesso in personali tra la Toscana e l’Umbria ed a breve presenterà una personale di inediti dedicati al rapporto materno fra la pietra, la natura ed i suoi estremi eventi più sconvolgenti quali il terremoto.
Lino Rialti
Nella foto in alto due opere di Livio Paolantoni.
Nell’articolo lo scultore nel suo studio.