GUBBIO

L’imprendibile randagio Lilla
muore investita

Il randagio Lilla è morta investita da un auto sulla circonvallazione di Gubbio

 

Domenica 10 aprile alle 7.30, Lilla, un cane randagio viene investita e muore sul colpo. È successo a Gubbio, lungo la Circonvallazione, più o meno nel luogo delle innumerevoli segnalazioni che la riguardavano. Lilla, era un cane di nessuno, si dice vagasse nella zona dal 2019.

Il randagio Lilla è morta investita da un auto sulla circonvallazione di Gubbio«È solo un cane, però, poteva morire qualcuno!» Qualche commento. Troppa ignoranza, troppa reticenza, troppa cattiveria e poca fiducia nelle istituzioni.

Il risultato: una morte che poteva essere evitata e una vita a cui è stata negata la dignità che le spettava di diritto!

Iniziamo dall’abbandono, perché di certo lei, povera Lilla, non era lì per caso. Segnalata più volte nei pressi di una uscita della Statale 219, la circonvallazione della città di Gubbio. Uno dei luoghi preferiti per l’abbandono…

Molti credono sia più semplice abbandonare che prendersi le responsabilità. Più semplice abbandonare che sterilizzare, in modo da evitare cucciolate indesiderate. E talvolta i piccoli animali vengono letteralmente fatti «sparire».

La Circovallazione, luogo di abbandono

Il randagio Lilla avvistata mentre vagava nella campagna eugubina Una telefonata per avvertirmi, lascio perdere tutto e corro. Lei è lì sul bordo della strada, senza vita. La tocco, per la prima volta, la carezzo… è ancora calda… piango!

Eravamo in pieno lockdown quando andai a cercarla la prima volta… era sempre lì diffidente, inavvicinabile, ma stranamente nessuno la vedeva, nessuno sapeva nulla di lei.

Lei che ogni tanto attraversava quella strada, «la Circonvallazione» gestita da Anas, dove non esistono reti di protezione nonostante i frequenti attraversamenti di selvatici, quelli sì, opportunamente segnalati.

Le strade rappresentano un pericolo per gli animali perché raramente sono in sicurezza e, poi la gente corre, non rispetta i limiti. Se vai piano qualcuno protesta pure!

Lilla era tranquilla non c’era traffico a causa del lockdown e dei lavori di manutenzione. Ma avete idea di quanti cani, randagi o di proprietà vi finiscano? Tanti, Lilla compresa.

I cuccioli di Lilla tutti in famiglia

I tecnici del servizio veterinario, incapaci di catturarla. Certo i cani randagi e/o abbandonati non se ne stanno lì buoni buoni in attesa che arrivi qualcuno per mettergli il «cappio» intorno al collo!

Gubbio era divisa tra chi la voleva libera, tanto un sfilatino di pane non si nega a nessuno!

E chi la considerava un pericolo. Sembra che qualcuno abbia messo esche avvelenate in uno dei luoghi che frequentava. Gente senza cuore.

Poi sono arrivati i cuccioli, ce li ha lasciati prendere e ora hanno tutti una famiglia.

Ma lei, no, non siamo riusciti a catturarla. Forse le era sfuggito che i tecnici hanno dei turni e forse le era sfuggito che doveva rimanere nella stessa zona, anche se qualcuno era infastidito, anche se nessuno collaborava…

Abbiamo provato a chiamare degli «specialisti», ma non c’erano più avvistamenti!

In fondo era un cane, semplicemente un cane, con l’aggravante di non essere di nessuno, perché neppure il microchip aveva.

Tecnici incapaci di catturarla

Il randagio Lilla da anni vagava nelle campagne intorno a GubbioÈ questo complica il quadro, perché chi l’ha ha investita, non è scappato, ma ha chiamato i Carabinieri Forestali, che sono intervenuti per i rilievi del caso.

Chi l’ha investita è arrabbiato, perché mentre si recava al lavoro ha visto sbucare un gatto da sotto il guard rail, ha sterzato per schivarlo e subito dopo Lilla che lo stava inseguendo, è stata centrata in pieno ed è morta sul colpo.

I tecnici del servizio veterinario gli hanno detto che non erano riuscita a prenderla, neanche con la gabbia cattura.

Di chi è la responsabilità ora? La proprietà dei cani randagi, vaganti e non identificati, è del Sindaco, che delega le operazioni di cattura all’Asl territorialmente competente.

Il servizio veterinario, ha le persone e i mezzi per intervenire, quando non si tratti del semplice cane trovato e trattenuto dai cittadini?

Come può un solo tecnico coprire un’area tanto vasta, che durante la reperibilità va da Città di Castello fino a Nocera Umbra?

Intanto la povera Lilla ci ha rimesso la vita. Mi chiedo quante volte in questi tre anni siano stati chiamati i Vigili Urbani.

Mi chiedo, anche, quante segnalazioni siano arrivate agli altri soggetti preposti come Asl, ad esempio.

È allora parliamo di codici: giallo, verde e rosso, i colori del pericolo e della priorità di intervento con numeri e armi, forse, poco idonei.

La mancanza di strutture dedicate

Il randagio LillaLa Sanità, diventata con la Pandemia un «girone dell’Inferno», chiaramente non si preoccupa, più di tanto, degli animali da reddito o meno. Tanto loro non si lamentano!

Non esistono strutture operative, opportunamente dedicate e separate tra le due categorie.

Qualche faro, si accende, ogni tanto, ma sui canili pubblici, sanitari o rifugi, dove le anomalie non mancano.

Poi ci sono le associazioni protezionistiche e i volontari, che per lo più ignorano il significato di collaborazione e coordinazione. Anzi, emergono rancore e invidia.

Bisogna cambiare mentalità: non ci sono solo i canili, che non possono essere la destinazione finale dei cani randagi.

Un cambio di mentalità si impone

Invece, dovrebbero esserci la prevenzione e, dove serve, la repressione, con i controlli, sulla detenzione e sulla riproduzione degli animali di affezione.

Ci vuole una tassa sulle cagne intere. Chi vuol fare cucciolate oltre alla già prescritta denuncia, deve preoccuparsi di trovare le idonee collocazioni.

Ci vogliono controlli e paletti, anche fiscali, per gli innumerevoli allevamenti casalinghi e amatoriali, specie quando parliamo di meticci.

In questo momento di crisi economica anche il cucciolo diventa merce preziosa, in barba al benessere degli animali, ai loro sentimenti e in barba alla nostra Carta Costituzionale.

Vanno modificate le leggi, ma ancor di più la nostra mentalità. Anche un animale è un essere senziente e la nostra civiltà si misura proprio con il trattamento che gli riserviamo.

Ernesta Cambiotti

 

 

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