IL LIBRO: LARGO TRIESTE 14

Teto De Filippo,
sulle orme di Trilussa

 

Largo Trieste 14 diventa la meta. Un lavoro in gergo dialettale che esprime emozioni sincere, vere, uniche e di retriva memoria borgo capitolina. Nella presentazione del lavoro di Stefano De Filippo, in arte e famiglia Teto, Antonio Capitano, saggista e editorialista guidoniano, ha esordito con una citazione che eleva subito il tono del discorso: «Mi è venuto in mente Andrea Camilleri, quando ho letto Teto: sul dialetto disse, con italiano esprimiamo le intenzioni, col dialetto il sentimento. Questo è un libro estremamente sentimentale, ci proietta nel microcosmo di largo Trieste a Villalba, un mondo a parte, senza paesaggio, dove Teto ha costruito il suo panorama intimo, dove ha manifestato le sue debolezze. E’ la rivincita delle case popolari. Lui dimostra che non bisogna uniformare la visione che abbiamo di un luogo a sè, ma di un luogo che riveste un significato, con impronta trilussiana».

Si schermisce l’autore delle 25 novelle in strofa, spaccato di un sociale vissuto e stravissuto negli anni, masticato nel dolore e nelle incertezze, ma denso di dignità e di spessore umano: «Io ci metto pochi minuti a scrivere – si spiega Teto, l’unico modo che ho di esprimermi è usare il linguaggio di tutti i giorni. Mi aiuta a costruire le emozioni». E ancora: «Gran parte delle pagine prende spunto da un lato del mio carattere o del mio vissuto. Ad esempio per il monnezzaro, ho voluto focalizzare la dignità e l’onestà sentimentale di questa persona, che preferisce fare una vita più modesta ma in pace con il mondo. Senza far del male a nessuno».

Il perché del nome Teto lo spiega alla sua maniera, semplicemente: «perché mi chiamano così le persone più vicine a me, quindi ho voluto aprirmi a tutti coloro che vorranno avvicinarsi ai miei pensieri e alle mie emozioni, leggendo questo libro».

«Largo Trieste 14 rappresenta una infanzia felice, se non conosci questa realtà non puoi capire il bene che mi ha fatto. Poi però si cresce, con momenti più tristi, col mondo della scuola e del lavoro che avanzano. Ora largo Trieste la vivo per sgomitare tra una giornata sempre più frenetica e un’altra che ti mette in difficoltà». Cosi cambia la prospettiva, non il paesaggio, fatto di prati di asfalto su cui crescono le emozioni di un giovane artista del terzo millennio, Teto De Filippo.

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