TEATRO

«Chiudi gli occhi»,
un omaggio alle donne iraniane

Un momento della piece «Chiudi gli occhi. processo allo sguardo», per la regia di Marco Iermanò

 

Abbiamo visto al Teatro Edoardo De Filippo-Officina Pasolini lo spettacolo Chiudi gli occhi. Processo allo sguardo, regia di Marco Iermanò. È la vera storia di Ameneh Baharami, donna iraniana accecata da un innamorato respinto.

La storia di Ameneh Baharami

Chiudi gli Occhi. L'iraniana Ameneh Baharami con il volto sfigurato dall'acidoLa ragazza studia ingegneria elettronica a Teheran. Majid Movahedi si innamora di lei e la chiede in moglie. Lei rifiuta, lui la aspetta alla fermata dell’autobus e le lancia una bottiglia di acido solforico sul viso, accecandola.

Negli anni oscuri del governo di Ahmadinejad la storia fa il giro del mondo. Come fedele di Allah Ameneh Baharami si appella alla legge sacra, alla Shari’a, e ottiene il diritto di accecare Majid.

L’Europa civile e dei diritti umani esulta ma quando la ragazza decide di non perdonare (solo chi subisce un torto può concedere la grazia in Iran) i tre attivisti che l’hanno finora sostenuta, preparano un ricorso per fermare l’esecuzione della donna a Teheran, trovandosi uno contro l’altro in una corsa contro il tempo alla Hitchcook per fermarla.

L’amore, la violenza, la storia di paesi tanto diversi e lontani tra loro prendono corpo in un confronto all’ultimo respiro per fermare l’esecuzione a Teheran.

Il cast di «Chiudi gli occhi»

«Chiudi gli occhi. processo allo sguardo» al teatro dell'Officina Pasolini Sempre credibili e intense le interpretazioni degli attori Chiara Capitani ed Alessandro Carbonara nel ruolo della coppia Annie (avvocato francese) ed Abu Medin (scrittore algerino) che mette in scena lo scontro tra occidente e oriente, coraggioso Iermanò, qui regista ma anche attore nel ruolo del giornalista catalano Xavier a cui spetta il compito nella Piece di farci sorridere per la sua competitività intellettiva e ostinata con l’amico.

Commovente la chiusura di Maurizio Di Carmine nel ruolo di un medico che rimanda alla figura di giudice e padre buono. Ottime interpretazioni al servizio di un testo complesso e con tanti piani di lettura scritto dalla magistrale Patrizia Zappa Mulas e accolto calorosamente in sala dimostrando che anche il teatro impegnato può essere offerto al nostro pubblico con grande partecipazione.

Alessandro Alongi

Lascia un commento