LA RIFLESSIONE

Se Spelacchio fosse
rimasto in Val di Fiemme

 

Questa storia di Spelacchio assume toni burleschi. Non è in discussione la decisione del sindaco Raggi di spendere 48.000, dico 48.000 euri, per adornare piazza Venezia del tradizionale albero di Natale, ma l’incuria con la quale si è proceduto all’acquisto. L’occhio, infatti, vuole la sua parte e questo povero albero già morto prima dell’allocazione prenatalizia, è così miseramente rinsecchito che oggettivamente è comprensibile la valanga di ilarità sarcastica ingenerata nel mondo per questa ennesima figuraccia.

Eh già, gli italiani di questo fine 2017 si confermano quelli della ignominiosa eliminazione dalla Coppa Uefa ed ora anche coloro che avrebbero fatto meglio a festeggiato il 2018 con un bel cipresso cimiteriale. Al solito, dall’estero ci accusano d’essere sempre i soliti azzeccagarbugli, i pasticcioni, i ridicoli di Lissa, quando la regia marina italiana sparò sulla flotta austriaca… a salve.

Ebbene, non ci sto. E il caso del misero Spelacchio potrebbe, se ben direzionato nella comunicazione, essere paradossalmente l’occasione di un messaggio importante, attuale e inconfutabile: ecco vedete cosa accade se continuiamo a non rispettare l’ambiente e la natura?

Se fosse rimasto tra i suoi fratelli, in val di Fiemme, Spelacchio si sarebbe coperto di un candido velo di neve, avrebbe con le sue possenti radici irrobustito l’ambiente attorno, avrebbe dato dimora e rifugio a famigliole di scoiattoli, accolto il grido notturno della civetta e chissà, magari Babbo Natale avrebbe riposato ai suoi piedi.

Invece no. Lo spettacolo natalizio della società consumistica delle luci e degli addobbi ne hanno fatto una vittima innocente. Nella Città dove regna il caos nei servizi primari, dove si vive nella decadenza evidente dei valori comunitari e sociali, una comunità imbastardita dal’abbandono della politica, questo albero spelacchiato potrebbe essere il simbolo e il punto di una riflessione comune.

Dove stiamo andando? Roma dove va? Che fine hanno fatto le passeggiate per gli acquisti dei regalini alla Maddalena di prodotti italiani, anzi romani? Ricordate i panettoni ai vigili urbani? Una volta si faceva, ora si rischia la «tentata corruzione» di pubblico ufficiale.

Per questo, secondo me, Spelacchio deve restare dov’è a dimostrare quanto inutile può essere la violenza sulla natura, quanto miseramente é sprofondata questa Città, quanta incapacità e pressapochismo governano la cosa pubblica capitolina.

Quando sarà finita la gazzarra e le ultime luci saranno spente, propongo di farlo a pezzi e regalare un ramo secco ad ogni scuola di questa città. Così almeno i bambini vedranno e capiranno che un albero morto per mano dell’uomo è un pezzo del loro futuro che se ne va.

Alfredo Moretti

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