ISTITUTO GIAPPONESE DI CULTURA

La parata degli Yokai,
i folletti delle tradizioni popolari

Gli Yokai in mostra all'Istituto di Cultura Giapponese

 

Fino al 22 ottobre l’Istituto Giapponese di Cultura, nella sua bella sede romana in via Antonio Gramsci 74, offre l’opportunità di visitare gratuitamente la mostra La parata degli Yokai: creature soprannaturali dal Giappone, realizzata da The Japan Foundation in itinere mondiale.

Gli Yokai in mostra all'Istituto di Cultura GiapponeseImparare qualcosa sugli yokai significa conoscere un affascinante aspetto della cultura nipponica. La parola yōkai è di difficile traduzione ed è composta da «yō», «maleficio, fattucchieria» e da «kai», «manifestazione inquietante».

Appartengono a questa categoria tutti i folletti, spiritelli maligni e mostri delle tradizioni popolari; fanno la loro apparizione al crepuscolo e hanno caratteristiche grottesche e bizzarre.

La mostra, a cura di Yumoto Kōichi, in collaborazione con il Japan Yokai Museum, ripercorre la tradizione della raffigurazione pittorica degli yokai dagli inizi fino ad oggi, iniziando con i dipinti su rotolo e le stampe-broccato nishiki-e, per poi mostrare la loro presenza nei diversi media, come giocattoli o film.

Gli yokai sono la rappresentazione delle forze soprannaturali a cui gli uomini di ogni latitudine tentarono di dare una spiegazione. In Giappone, sono talmente tanti da riempire volumi e volumi con i loro nomi, la loro provenienza, le loro abitudini.

La mostra ci svela come, secondo le credenze popolari, anche gli oggetti (sandali, ombrelli, teiere, piatti) che hanno più di 100 anni possono diventare creature diaboliche che infestano le case dei samurai e della gente comune.

Ci sono anche gli animali considerati magici, come gatti, volpi, cani procione, che si trasformano, possono possedere gli esseri umani, hanno una vita parallela come la nostra.

Gli Yokai in mostra all'Istituto di Cultura GiapponeseEsistono spiriti marini di ogni tipo, balene scheletriche, fuochi fatui, sirene bruttissime che succhiano il sangue ai marinai; mostri femminili che abitano sulle montagne o appaiono quando nevica forte; mogli e mariti assassinati che ritornano per vendetta a perseguitare le persone; perfino bambini mostruosi che vivono negli stagni ed attraggono i malcapitati nell’acqua, succhiando loro gli intestini.

Un gioco molto in voga nell’epoca Edo (di cui l’esposizione fornisce alcuni esempi) era quello che si svolgeva di sera alla luce delle candele. Ogni partecipante raccontava una storia di yokai e spegneva una candela e così via, fino a rimanere tutti al buio, in preda al terrore di possibili apparizioni mostruose.

Con il passare dei secoli e lo sviluppo della società moderna, gli yōkai sembrano avere perduto l’aspetto spaventoso a favore di un’immagine più rassicurante, quasi giocosa, entrando a far parte di film (le cui locandine sono esposte nella mostra), manga e anime, cioè i fumetti ed i cartoni animati nipponici famosi in tutto il mondo.

Alcuni di loro, come l’amabie, una specie di sirena con tre gambe, lunghi capelli ed il becco, che ha il dono di prevedere o un raccolto abbondante o un’epidemia, ha rivissuto un momento di gloria.

Come a dimostrare per l’ennesima volta che in Giappone la speranza viene dal mare. In occasione della pandemia di Covid l’amabie è stata raffigurata in statuette, portachiavi, fuochi d’artificio, eccetera (tutti esposti nella mostra) diventando una specie di talismano per scongiurare gli effetti nefasti del virus.

Susanna Ribeca

 

 

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