I VINI DEL BASSO LAZIO

Dal rosso Cesanese
alla Passerina del Frusinate

 

Ai confini tra la provincia romana e la Ciociaria si estendono fertili terreni a ridosso delle colline e sino a lambire le montagne dove, da centinaia di anni, si produce olio di oliva e, soprattutto, del vino rosso di eccellenza.

I principali comuni interessati dalla produzione sono il Piglio, Affile, Genazzano, i cui viticoltori, quasi tutti associati alla cantina sociale del Piglio, producono dell’ottimo vino, ma poco valorizzato al di fuori dell’asse territoriale fra Roma e Frosinone.

Parliamo del rosso Cesanese, un gran vino per gli intenditori locali che, a nostro modesto parere, ha poco a che invidiare dai vini piemontesi o toscani.

In questo magico lembo di terra si sviluppa, infatti, una intensa attività enologica che vanta non solo i citati rossi, ma anche la famosa Passerina del Frusinate, un gradevole vino bianco, fresco e leggero, ideale per pasti a base di pesce.

In definitiva, questa peculiarità del territorio è una importante risorsa che andrebbe implementata con una adeguata campagna promozionale, almeno in ambito regionale, puntando su incrementi qualitativi e quantitativi della produzione che permetterebbero di far uscire questo tipo di «nettare di Bacco» anche fuori dai confini laziali, per competere dignitosamente con gli altri vini italiani apprezzati in tutto il mondo.

Se pensiamo alla ottimale posizione strategica delle vigne, vicino la Capitale e quasi a ridosso del mar Tirreno, tutto sarebbe favorevole ad un allargamento dei confini della distribuzione e della produzione con sbocchi economici importantissimi per le realtà locali e per creare nuova occupazione.

Per questo auspichiamo maggiore attenzione della Regione Lazio a questa attività produttiva che dà lustro ai territori delle provincie di Roma e Frosinone, rappresentando un valore aggiunto ad aree ricche di arte e cultura, e favorendo il matrimonio tra l’offerta enologica e quella turistica, con nuove opportunità per l’imprenditoria locale trascurata dalla spesso distratta politica regionale.

Fabio Verelli

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