AMBIENTE

Un sacchetto dei rifiuti
con tanto di chip

 

Dopo l’annuncio e la presentazione da parte dell’Azienda Municipale per l’Ambiente (Ama) e dell’Amministrazione capitolina, della nuova raccolta dei rifiuti porta a porta che sta per partire nei Municipi X e VI, sono ancora molte le perplessità tra i cittadini per l’introduzione di sacchetti di rifiuti «tecnologici» dotati di chip RFID. Questa innovazione è stata ritenuta necessaria per raggiungere l’obiettivo prefissato del 70% di raccolta differenziata e per cercare di identificare l’utenza. In futuro forse si potrebbe arrivare perfino a calcolare la tariffa da pagare in base all’effettivo conferimento dei rifiuti.

A tutte le utenze domestiche saranno richieste tre esposizioni dei rifiuti a settimana, e per ogni giorno di raccolta, si dovranno esporre contemporaneamente due tipologie di rifiuto: sempre la frazione organica e, a seconda del giorno, anche la frazione «secca» prevista da calendario (carta; plastica/metallo; rifiuto residuo indifferenziato).

Come funziona la tecnologia RFID. La tecnologia RFID è stata inventata nel 1970, inizialmente utilizzata solo per tenere traccia degli elementi di grandi dimensioni, come le mucche, i vagoni ferroviari e i bagagli, che venivano spediti su lunghe distanze. Queste etichette erano sistemi complessi di spirali metalliche, antenne e vetro. Gli RFID possono essere sia passivi sia attivi. Quelli utilizzati da Ama per i suoi sacchetti sono di tipo passivo, ovvero non hanno alcuna alimentazione, nessuna trasmittente e possono essere letti a distanze ravvicinate.

Attualmente un RFID passivo è costituito da un microchip collegato ad una piccola antenna e può avere le forme più disparate. I dati memorizzati sui tag RFID possono essere modificati, aggiornati e bloccati. Può essere incorporato sotto un’etichetta adesiva o in qualsiasi alto posto si voglia, anche flessibile come un sacchetto. Per questo motivo sono molto economici e richiedono molta meno manutenzione il che li rende perfetti per essere usati nella grande distribuzione.

A questo punto una domanda nasce spontanea: come fanno gli RFID a trasmettere se non sono alimentati? In realtà gli RFID passivi sfruttano un principio elettromagnetico che permette l’accumulo di energia elettrica mediante onde radio. Per questo motivo essi sono dotati di un piccolo condensatore che accumula energia e la rilascia poi per far si che l’antenna possa trasmettere.

Le etichette RFID sono un miglioramento rispetto a codici a barre perché i tag hanno la capacità di essere letti ed inviare informazioni, oltre che tenere traccia del prodotto su cui sono applicati, sia per scopi di stoccaggio che di commercializzazione.

Infine, i tag RFID permettono di essere scansionati istantaneamente e senza che il chip debba essere per forza visibile o a contatto con il lettore. Questo significa, implicitamente, che se il chip è sporco o parzialmente coperto, la scansione può avvenire ugualmente. In più, la lettura dei dati può essere cifrata, per una maggiore sicurezza.

 

 

 

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