Per la raccolta differenziata porta a porta per le utenze non domestiche l’Ama si serve di una associazione temporanea di imprese (Ati) costituita da Roma Multiservizi, Isam e Sea. Un servizio molto criticato in partenza ma che poi aveva recuperato efficienza.
Ora in piena emergenza economica seguita al blocco degli esercizi commerciali e alle misure di isolamento attuate per contenere l’epidemia di Covid-19, una doccia fredda ha investito i 270 lavoratori e le loro famiglie.
L’appalto con l’Ama è scaduto e Roma Multiservizi, insieme alle altre società che compongono l’Ati, ha deciso di non proseguire nella gestione dell’appalto per la raccolta delle «utenze non domestiche» e di licenziare i dipendenti senza neppure attivare i possibili ammortizzatori sociali.
I lavoratori dell’Ati si sono riuniti oggi in un’assemblea spontanea nei locali aziendali di via Affile e poi una delegazione si è diretta in Campidoglio per far sentire la propria voce. Una ventina di persone sono state identificate dalla Questura.
Per il segretario regionale della Cgil di Roma e Lazio Natale Di Cola i licenziamenti sono inaccettabili in quanto i lavoratori dovrebbero essere assorbiti se non dalla Roma Multiservizi, direttamente dall’Ama che ne detiene il 51% del capitale ed è l’organismo deputato a svolgere la raccolta differenziata delle «Utenze non domestiche».
Domani è previsto un sit dei lavoratori davanti alla sede Ama di via Calderon de La Barca mentre per iniziativa del consigliere Andrea De Priamo (Fdi) la questione sarà affrontata l’11 maggio nel corso della seduta dell’Assemblea Capitolina.