I NEGOZI CHE CHIUDONO

Quelle nostre strade
sempre più buie

 

Non è solo un problema economico quanto, piuttosto, un fenomeno negativo di forte impatto ambientale che si sta pericolosamente espandendo non solo nella periferia romana, ma anche in alcune aree del centro.

Ci riferiamo ai centinaia di negozi che, ogni anno, chiudono a Roma a causa della crisi, della più svariata concorrenza sleale (e illegale), delle vendite su internet, dalla mancanza di un serio piano di rilancio del commercio da parte dell’amministrazione comunale.

Intere vie sono oramai al buio, non tanto per la già insufficiente illuminazione pubblica, quanto per un fenomeno degli ultimi anni, inarrestabile, visti gli sviluppi; quello delle saracinesche abbassate definitivamente dai commercianti che, oramai, non ce la fanno più, stanchi di pagare tasse per non avere in cambio adeguati servizi, stanchi di vivere nell’insicurezza e nel degrado che circonda i loro negozi assediati dall’abusivismo, stanchi di vedere privilegi fiscali e sociali indirizzati solo verso la grande e ricca distribuzione.

I quartieri, in questo scenario oramai diffuso, si trasformano in «lande desolate» dove prospera solo il malaffare e ogni forma di attività abusive, dove è avvilente anche passeggiare, al buio e senza una vetrina illuminata o una bottega artigiana ad attrarre curiosità ed interesse.

Ma così, a morire, nella tristezza neo-urbanistica-moderna dei giorni nostri, non sono soltanto alcune strade, ma l’intera città se non si provvede, subito, ad attuare un organico progetto politico che abbia come indirizzo quello di sostenere il piccolo commercio al dettaglio, punto di riferimento per ogni quartiere e per ogni comunità cittadina, incentivando l’apertura di nuovi esercizi commerciali ed artigianali, ma in contesti urbani risanati e più sicuri.

Potrebbe essere l’occasione per una rinascita produttiva dell’intera Capitale che, da troppo tempo, soffre l’inerzia politica di una giunta comunale incapace a governarla.

Fabio Verelli

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