CAMPO ROM «LA BARBUTA»

Quei continui, inaccettabili
roghi tossici

 

Continuano, in modo più o meno costante, i roghi al campo rom de La Barbuta. Segno di una evidente carenza di controlli e di efficaci azioni di prevenzione da parte dell’amministrazione comunale di Roma e Ciampino.

Questo sito insiste infatti in un area ai confini dei due comuni, da circa venti anni e frutto di una irresponsabile scelta della sinistra al (mal)governo della Capitale che allocò una simile struttura a ridosso dell’aereoporto internazionale «Pastine», dell’ippodromo delle Capannelle e della storica sorgente Appia.

Fu veramente una sciagurata idea quella di realizzare un campo nomadi, peraltro fra i più grandi d’Italia, in una zona come La Barbuta, con danni all’immagine della città eterna per i turisti che a migliaia fanno scalo a Ciampino.

È stato, oltretutto, un fallimento politico che non ha portato a nessuna forma di inclusione sociale e un costante pericolo ambientale dovuto ai continui roghi tossici di rifiuti, probabilmente, depositati illegalmente nel campo.

Nel 2018, non è veramente più possibile tollerare simili situazioni, che fanno danni agli stessi nomadi, senza cercare convintamente delle alternative socialmente sostenibili per gestire il problema rom.

Bisogna al più presto potenziare il servizio di vigilanza al campo de La Barbuta, ed iniziare a ragionare sul suo smantellamento – o almeno sul suo sollecito ridimensionamento –, individuando un area più adeguata dove trasferirci gli attuali residenti. Di certo è che nel terzo millennio non si possono accettare «zone franche» della società dove impunemente si può infrangere ogni regola del vivere civile.

Fabio Verelli

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