CONDANNATO L’EX SINDACO

Le cinquantaquattro cene
scroccate da Ignazio

 

I giudici della Terza sezione della Corte d’Appello di Roma hanno condannato l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, a due anni per le cene pagate con la carta di credito del Comune.

La vicenda degli scontrini, che era stata la «goccia» che aveva convinto il Pd a ritirare l’appoggio al loro Sindaco, riguarda in particolare i rimborsi per 54 cene che, tra il 2013 e il 2015, l’ex primo cittadino aveva pagato con la carta di credito del Campidoglio, indicandole come spese per incontri istituzionali mentre – secondo quanto certificato dalla sentenza di Appello – erano state occasioni private. Cene con parenti e amici che alle casse pubbliche sono costate quasi 13mila euro.

Marino, che in primo grado era stato assolto, nel corso dell’udienza aveva sostenuto di non aver mai «utilizzato denaro pubblico per motivi personali», non riuscendo però a convincere i giudici.

Per l’ex sindaco il procuratore generale Vincenzo Saveriano, nella scorsa udienza, aveva sollecitato una condanna a due anni e mezzo per le accuse di peculato e falso e la conferma dell’assoluzione per l’accusa di truffa per le consulenze della Onlus Imagine.

I giudici della Terza sezione della Corte d’Appello di Roma hanno condannato l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, a due anni per le cene pagate con la carta di credito del Comune.

La vicenda degli scontrini, che era stata la «goccia» che aveva convinto il Pd a ritirare l’appoggio al loro Sindaco, riguarda in particolare i rimborsi per 54 cene che, tra il 2013 e il 2015, l’ex primo cittadino aveva pagato con la carta di credito del Campidoglio, indicandole come spese per incontri istituzionali mentre – secondo quanto certificato dalla sentenza di Appello – erano state occasioni private. Cene con parenti e amici che alle casse pubbliche sono costate quasi 13mila euro.

Marino, che in primo grado era stato assolto, nel corso dell’udienza aveva sostenuto di non aver mai «utilizzato denaro pubblico per motivi personali», non riuscendo però a convincere i giudici.

Per l’ex sindaco il procuratore generale Vincenzo Saveriano, nella scorsa udienza, aveva sollecitato una condanna a due anni e mezzo per le accuse di peculato e falso e la conferma dell’assoluzione per l’accusa di truffa per le consulenze della Onlus Imagine.

Vincenzo Fratta

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