METRO CORNELIA

Invece del parcheggio
una discarica

 

Dopo decine di milioni di euro di soldi pubblici sperperati e a sedici anni dalla sua inaugurazione-chiusura, il Parking Cornelia continua ad essere l’ennesima discarica a cielo aperto e un dormitorio per senza tetto e clandestini. Situato sopra l’omonima fermata della metro, il parcheggio sarebbe dovuto diventare, nelle intenzioni dell’amministrazione comunale Rutelli-Tocci, il parcheggio di scambio a servizio del prolungamento della linea A della Metropolitana, inaugurata nel 2001. Un progetto sbagliato dal punto di vista sia tecnico sia funzionale.

Invece di realizzare un semplice parcheggio da 200-300 posti con l’accesso attraverso rampe a spirale, il Comune fece costruire sei enormi silos di cemento, dotati di altrettanti carrelli elevatori che avrebbero dovuto prelevare e inscatolare dentro delle nicchie la bellezza di 630 automobili. Il sistema non ha mai funzionato tecnicamente e così, dopo la solita finta inaugurazione, il parking Cornelia è stato abbandonato. La cosa particolarmente grave è l’errore concettuale del progetto: non soltanto si ignorarono i costi di gestione e i problemi tecnici della struttura, ma non vennero considerati neanche i lunghi tempi necessari per l’inserimento delle singole autovetture nei silos e del loro prelievo in uscita.

In sostanza se pur fosse entrata in servizio, la struttura non sarebbe diventata mai un parcheggio di scambio. Invece di un rapido ingresso delle auto degli utenti che la mattina, più o meno alla stessa ora, si recano al lavoro in metro, avremmo avuto attese interminabili, stimabili nell’ordine di decine e decine di minuti, e il conseguente rischio della paralisi del traffico nelle vie circostanti i due ingressi alla struttura. L’elevatore presente in ognuno dei sei silos aveva infatti bisogno di circa 4 minuti per «inscatolare» un autovettura, moltiplicando così esponenzialmente i tempi di ingresso delle auto in attesa.

Inutile dire che né gli assessori né i funzionari capitolini che approvarono questo progetto assurto hanno pagato per i loro errori. Oggi al danno per le finanze pubbliche si aggiunge la beffa dello stato di abbandono e del degrado che cresce intorno al mostro di cemento che dorme nel sottosuolo dell’Aurelia.

Vincenzo Fratta

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