MORIBONDO L’ABETE DI PIAZZA VENEZIA

Esosa e malfatta
la posa di Spelacchio

 

Non appena l’albero di Natale del Campidoglio, un abete rosso arrivato dalla Val di Fiemme, è stato collocato in piazza Venezia, ha cominciato subito ad attirare le critiche e soprattutto gli sfottò dei romani. In breve tempo gli è stato affibbiato un nome consono al suo aspetto scarno: Spelacchio.

Come spesso accade, le battute, i commenti sagaci, le ironie sia di buono sia di cattivo gusto, si sono diffuse dapprima sui social network. Presto però Spelacchio ha cominciato a far parlare di se anche sulla stampa, prima in cronaca di Roma e poi sulle pagine nazionali dei principali quotidiani. Secco il giudizio di Vittorio Zucconi, autorevole firma de «La Repubblica», che in un twitt lo ha definito un «abete desolato che perfettamente rappresenta l’Amministrazione Raggi». Pateticamente divertente è stata «l’autodifesa» di Spelacchio, sempre su Twitter, che precisava: «Non sono spelacchiato, ho i rami distanziati». E che alle critiche che piovono dai social rispondeva: «Non sono brutto, sono sobrio»…

Passato qualche giorno si è appreso che l’abete è stato un dono all’amministrazione Capitolina, ma che questa per il trasporto, la posa in opera con l’allestimento di un contenitore in legno e cemento armato, (e la futura rimozione e smaltimento), ha speso la bellezza di 48.677 euro, ovvero il triplo di quanto era costato l’albero di Natale dello scorso anno. Dal giudizio «estetico» si passa quindi ad una valutazione di congruità o meno dell’assegnazione dell’incarico, effettuata per altro direttamente, senza alcun bando.

L’intervista a Giuseppe Barbera, professore ordinario di Colture arboree all’Università di Palermo, comparsa sul «Corriere della Sera» del 15 dicembre, ha poi aperto ulteriori e più inquietanti interrogativi. «L’abete rosso di piazza Venezia – afferma il professore – sta morendo. Non ha speranze, ha un problema con le radici». E ancora: «Alla partenza della Val di Fiemme era sicuramente sano, ma chi di dovere non si è accorto che al momento dell’espianto, o quando è stato ripiantato in vaso, c’è stato un danneggiamento». Sembra addirittura che Spelacchio, ridotto ormai quasi ad uno scheletro, abbia le ore contate e che possa non arrivare neppure a Natale.

Se la diagnosi del professor Barbera fosse vera crediamo che l’amministrazione comunale debba chiedere conto del suo operato alla ditta incaricata del trasporto e dell’istallazione dell’albero in piazza Venezia.

Intanto, dall’altra parte del Tevere, si erge florido e rigoglioso in piazza San Pietro l’albero di Natale del Vaticano. Viene dalla Polonia ed è stato abbellito con le decorazioni realizzate dai piccoli pazienti oncologici degli ospedali pediatrici italiani.

Marco Scauro

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