CAMPIDOGLIO

Un piano per superare
i campi nomadi

Il Sindaco di Roma Virginia Raggi e l’assessore alle Politiche Sociali Laura Baldassarre hanno presentato in Campidoglio il Piano Nomadi attraverso il quale l’amministrazione 5Stelle intenderebbe superare i campi Rom, abusivi e non, che portano degrado, disagio e allarme sociale in molte zone della Capitale.

Alle 130 famiglie rom stanziate a Roma, per un totale di circa 800 persone, il Campidoglio garantirà «scolarizzazione, occupazione, salute, abitazione». Più nello specifico: per un massimo di due anni e a chi ne ha diritto sulla base del reddito e della composizione familiare, il Comune offrirà case popolari e un contributo per l’affitto a chi oggi vive nei campi rom. Si partirà con la chiusura entro due anni dei campi della Barbuta e Monachina. Poi toccherà agli altri, «fino al completo superamento della logica dei campi».

Più o meno quello che avevano promesso di fare tutti i sindaci di centro sinistra Rutelli, Veltroni e Marino, con l’unica novità positiva che il piano Raggi si finanzierà con il ricorso ai fondi europei, sempre poco utilizzati dalle amministrazioni italiane. Si stima di impiegare 3,8 milioni di euro per il solo 2017.

Nel presupposto che i fondi arriveranno e il Piano effettivamente partirà, il problema sarà quindi risolto? Pensiamo di no.

Condividiamo infatti in pieno quanto ha scritto Mattias Mainiero su Libero del 2 giugno: «Ufficiosamente e sulla base di ciò che è già successo in altre città italiane: i rom riceveranno un tetto, mentre tante famiglie romane stentano a trovare una sistemazione definitiva, ma quel tetto non sarà il loro. La parola magica: subaffitto, o qualcosa del genere. In pratica, le famiglie rom intascheranno il contributo casa e occuperanno l’abitazione. Poi, con calma, gireranno la loro casa ad altri e ritorneranno nei campi rom, ovviamente guadagnandoci sopra. Perché sono nomadi e non amano vivere sotto un tetto stabile. Perché le abitudini (secolari) sono le abitudini e cambiarle nel giro di poco è di fatto impossibile. Perché l’economia rom ruota attorno ai campi e alle roulotte. E perché, anche tra la gente più corretta, inevitabilmente c’è qualche mela marcia che non si farà sfuggire l’occasione per guadagnare un po’ di soldi».

Forse sarebbe auspicabile che il Campidoglio ricorresse all’utilizzo dei Fondi europei anche per sbloccare il fermo nelle assegnazioni delle case popolari. Si calcola che sono centomila i romani che vivono sotto la soglia di povertà, mentre sono circa ottomila i senza fissa dimora che albergano nelle stazioni ferroviarie e sotto i portici cittadini.

Vincenzo Fratta

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