METRO A

L’Anac fa chiarezza sui guasti
delle scale mobili

Metro A Stazione Barberini chiusa

 

Il 23 ottobre 2018 una scala mobile della Stazione Repubblica della Metro A cedette travolgendo i passeggeri che scendevano. Si trattava di un gruppo di tifosi russi del Cska di Mosca giunti a Roma per seguire la trasferta della loro squadra, 24 dei quali rimasero feriti.

Metro A Repubblica: la scala mobile crollata il 23 ottobre 2018

L’incidente fece scoprire che le scale mobili della linea metropolitana più importante della Capitale non erano verificate e manutenute a sufficienza. Subito vennero infatti chiuse le altre Stazioni limitrofe: Barberini per un tempo interminabile, al punto che è la fermata è tuttora utilizzabile soltanto in uscita, e Spagna per un periodo più contenuto. Poi vennero programmate chiusure relativamente lunghe per le stazioni Baldo degli Ubaldi e Cornelia. Mentre resta chiuso da molti mesi il piccolo impianto di Cipro.

Oltre alla mancata manutenzione periodica degli impianti, nella vicenda c’è una seconda anomalia: i tempi lunghissimi per rimettere in funzione in sicurezza le scale mobili, impianti relativamente semplici, in uso da decenni in tutto il mondo. Perché all’Atac occorre tutto questo un tempo?

Lo stesso nostro interrogativo se lo deve essere posta l’Autorità anticorruzione Anac che dopo i ripetuti incidenti e guasti sulle scale mobili della metropolitana verificatisi tra l’autunno 2018 e i primi mesi del 2019 ha esaminato la documentazione richiesta dall’Atac ai soggetti partecipanti alla gara per l’affidamento della manutenzione degli impianti.

Metro A Barberini: protesta di residenti ed esercenti per la prolungata chiusura della Stazione Dall’analisi delle carte è emerso che il bando di gara del 2016 non era idoneo «a selezionare soggetti in possesso di adeguata competenza ed esperienza». In particolare la ponderazione del punteggio del bando non era «adeguatamente motivata in ordine alla prevalenza riconosciuta all’elemento prezzo» e che la capacità tecnico-economica dei partecipanti era stabilità unicamente dal fatturato societario. Un requisito ritenuto «carente» dall’Anac.

Con queste basi l’appalto del 2016 era stato aggiudicato a MetroRoma, un raggruppamento temporaneo di imprese che aveva poi provveduto ad un subappalto di parte del lotto alla Schindler. Che qualcosa non andasse come doveva si evinse subito. Già dal 2017 scrive l’Anac si era registrato «l’incremento medio dell’indisponibilità degli impianti; degli intrappolamenti; del numero delle richieste di pronto intervento; tempi medi di pronto intervento superiori a quelli dichiarati in sede di offerta tecnica». In sostanza nelle stesse carte dell’Atac si rileva che «il livello delle prestazioni erogate dall’esecutore» non era «ritenuto accettabile per garantire ordine tecnico e regolarità di servizio».

Tuttavia la partecipata del Campidoglio per la mobilità attese gli incidenti nel 2019 prima di risolvere il contratto di manutenzione per inadempienza, procedendo poi a successivi affidamenti diretti in via d’urgenza. E anche in relazione a questa circostanza, Anac ha chiesto ragguagli alla partecipata del Campidoglio, anche a fronte di un impegno di spesa pari a più di otto milioni e mezzo di euro per un solo anno. Somma di gran lunga superiore ai sette milioni e mezzo stabiliti dal bando.

La delibera prodotta l’Autorità anticorruzione è stata inviata ora alla Procura di Roma e alla Corte dei Conti per le verifiche sotto il profilo penale e del danno erariale.

Ci aspettiamo adesso che qualcuno finalmente paghi per il danno arrecato ai romani e ai turisti con la paralisi della principale Linea della Metropolitana, che a Roma resta l’unico mezzo di trasporto pubblico realmente efficace come alternativa a quello privato.

Vincenzo Fratta

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