DOPO I CROLLI DI GENOVA E ROMA

Un popolo smarrito
nell’incertezza

 

È crollato il tetto della celebre chiesa romana di San Giuseppe dei falegnami. Stavolta Benetton non c’entra. La vigilanza e la manutenzione spettavano al Mibac, l’apposito Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, ossia lo Stato. Sarà… ma sembra proprio un brutto momento.

L’incertezza, il senso di scarsa sicurezza ci assale troppo spesso oramai. Basta passare sotto un ponte o sopra un cavalcavia e già siamo in fibrillazione. Ora non possiamo più nemmeno entrare in una Chiesa con la giusta serenità. Non ce lo meritiamo. Siamo un popolo smarrito, spaventato che ha perso il rispetto per le Istituzioni che rappresentano lo Stato. Ci siamo arrivati ma non è un bel traguardo.

Anni, anzi decenni di risparmi fasulli e sprechi fantascientifici. Cattedrali nel deserto o meglio opere assurde o, peggio, mai terminate oppure disastrosamente mai utilizzate (vedi il Complesso realizzato alla Maddalena, la diga di Blufi a Palermo, il Centro Siderurgico di Gioia Tauro, il porto del Polo di Reggio Calabria, la celeberrima Salerno-Reggio con la scelta del percorso montano invece che pianeggiante, la realizzazione dell’Autostrada Bre-Be-Mi eccetera).

A queste opere pubbliche inutili si oppone stridendo la mancanza di manutenzione o peggio di manutenzione fatta male alle opere infrastrutturali vitali, purtroppo spesso custodite malamente ad arte, per assicurarsi una rendita perenne. Per esempio l’asfalto, ogni anno steso a fiumi, se realizzato a regola d’arte potrebbe durare circa 10/15 anni, ma da noi non è quasi mai così longevo. E questi soldi, ora dirottati nelle tasche di gruppi, famiglie, criminali più o meno organizzati, sono quelli che servirebbero per far tornare il nostro Paese allo splendore che gli spetta. Sarebbe più attraente e vendibile anche agli investitori stranieri, agli operatori turistici e finanziari.

Una soluzione ci deve essere, non potendo andare avanti così, dobbiamo trovarla. Ritroviamo la vera essenza dell’italianità: la rettitudine e la determinazione che ci hanno contraddistinto da sempre. Il genio italiano deve tornare a primeggiare. Le maniche le dobbiamo rimboccare tutti. Ognuno per la sua quota.

Torniamo ad occuparci di ciò che ci spetta ed a lavorare con passione. Denunciamo le storture nelle apposite sedi e non sui Social. Torniamo ad affidarci agli altri, a vivere ed a ripopolare le strade, riscopriamo la socializzazione, riappropriamoci del sorriso come saluto.

Un popolo è forte quando è unito e solidale. Il rispetto per l’altro, l’educazione come stilema. Abbiamo inventato le buone maniere ma la cosiddetta «gente» sembra averle dimenticate. Forse non è poco da chiedere in questo momento in cui sembra di aver toccato il fondo, ma l’Italia però, tutti insieme, si rialza!

Lino Rialti

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