L’INCENDIO DI NOTRE DAME

Un colpo al cuore
dell’Europa

 

Con l’incendio di Notre Dame è bruciato uno dei simboli della cristianità, ma non è andato perduto. Con i suoi 69 metri di altezza e l’imponenza elegante delle sue forme aveva assistito alle varie rivoluzioni della storia, non solo francese ma anche e soprattutto europea, non senza soffrirne. Un paio di volte, sotto i lumi francesi, è stato tentato anche di demolirla.

Ma, da un paio di secoli, è tornata a rappresentare per i francesi un simbolo importante. Si sono viste, infatti, da subito, fra le auto della polizia e in mezzo ai mezzi di soccorso, nutritissimi gruppi di fedeli che hanno pregato e addirittura intonato inni, salmi e canti sacri.

Tutti hanno pregato perché l’edificio, mirabile esempio del gotico nord europeo, assurto a simbolo, dopo San Pietro e dopo il Duomo di Milano del cristianesimo vivo e tangibile, si salvasse, almeno abbastanza, da poter rinascere come l’Araba Fenice.

E forse le preghiere sono state ascoltate. L’intervento di oltre quattrocento pompieri che, raffreddando le pareti, ha scongiurato il peggio, ha permesso la conservazione almeno della struttura portante.

«La ricostruiremo» ha annunciato il presidente francese Emmanuel Macron accorso subito sul luogo del disastro. E mentre ancora era avvolta dalle fiamme, è partita la gara per la raccolta dei fondi per la ricostruzione ed il restauro di quanto è si è salvato anche all’interno della cattedrale.

Si vuole fare presto e dare un segnale forte. In Francia è urgente ricostruire un simbolo che assieme alla Tour Eiffel, a Parigi, simboleggia la nazione e la sua vera identità nazionale. La radice profonda della cristianità che con la sua cultura avvolgente accomuna noi europei.

La sindaca Anne Hidalgo ha lanciato l’idea di una «conferenza internazionale dei donatori» che riunisca nella capitale francese esperti e finanziatori. E ha annunciato che lo stesso comune donerà 50 milioni di euro.

A due ore dallo scoppio dell’incendio il miliardario Francois-Henri Pinault, presidente e amministratore delegato del gruppo Kering (Gucci, Pomellato, Saint Laurent), e presidente di Groupe Artémis, ha annunciato la donazione 100 milioni di euro per la ricostruzione della cattedrale.

In una bella gara di solidarietà è poi arrivato l’annuncio della famiglia Arnault, proprietaria del gruppo del lusso Lvmh (oltre 70 marchi tra cui Christian Dior, Bulgari, Guerlain e Louis Vuitton) che donerà 200 milioni di euro.

Altri fondi sono stati annunciati dalla Regione dell’Ile-de-France che sbloccherà 10 milioni di euro per i primi interventi di ricostruzione, lo ha annunciato alla stampa la presidente Valérie Pécresse.

Insomma, i fondi sono già stati reperiti, probabilmente si inizierà presto a ricostruire, in barba, è proprio il caso di dirlo, a quei fanatici criminali e tagliagole dell’Isis che hanno subito rilasciato un comunicato in cui gioiscono per la «distruzione di Notre Dame … colpo al cuore dei crociati». La grandezza, l’eleganza, la magnificenza, la bellezza di Notre Dame, grandioso simbolo spirituale cristiano sopravviveranno anche questa volta.

Lino Rialti

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