IMMIGRAZIONE

Trasformare il dramma
in opportunità

 

Oggi sono circa 183mila gli immigrati in Italia in attesa di regolarizzazione. Il costo per la collettività è di circa un miliardo e trecentomila euro all’anno. È tempo di metterci le mani.

La gran parte di queste persone vengono affidate a cooperative, associazioni o addirittura a società. Un bel business, senza dubbio! In teoria, in questo fiume di denaro pubblico, non c’è solo l’ammontare destinato a coprire il mero sostentamento, ossia vitto, alloggio e beni di prima necessità, ma vengono regolarmente stanziati fondi per progetti di educazione, corsi di lingua e cultura italiana, corsi di aggiornamento e molto altro.

L’adesione a queste meritevoli iniziative, salvo rarissime eccezioni, è però scarsissimo. Quindi addio integrazione… infatti come ci si può integrare se nemmeno si capisce la lingua del posto dove si sta? Come si trova un lavoro se non ci si riesce ad esprimere correttamente e non si hanno le conoscenze per espletare anche le più semplici mansioni manuali?

Per riuscire a far fronte al problema migranti serve un’inversione di rotta. In primis l’affidamento allo Stato e non a privati dell’accoglienza. Bisognerebbe creare una rete di grandi centri d’accoglienza a gestione pubblica. Esistono, ex ospedali, strutture ricettive sequestrate alle mafie ora vuote, ex caserme. Di tutte queste strutture, alcune sono già pronte all’uso, altre potrebbero essere disponibili in pochissimo tempo e con esigue risorse, da affidare con procedure d’urgenza. In sei mesi si potrebbe cominciare ad ospitare lì i migranti.

Anche la giornalista Milena Gabanelli, si è espressa a favore di simili proposte. In un articolo pubblicato sul Corriere della Sera infatti parla di «Un piano concreto che possa trasformare il dramma in opportunità» e «un pragmatico progetto d’impresa, da portare sul tavolo a Bruxelles, in cambio di finanziamenti, dell’impegno alla ripartizione delle quote, e della supervisione di un commissario europeo».

Da una ricognizione di queste strutture già a disposizione dello Stato, circa quattrocento, per una capienza media di circa cinquecento persone, si calcola che potrebbero essere ospitati tutti i richiedenti attualmente presenti ed addirittura con un avanzo di circa 25.000 posti.

L’Europa si è informalmente dimostrata interessata a finanziare un progetto complessivo per l’ospitalità e l’accoglienza nonché l’integrazione dei migranti da parte dello Stato. Si tratterebbe di assumere circa 22mila professionisti tra insegnanti, sanitari, medici, psicologi e mediatori. Una bella boccata d’ossigeno per tanti attualmente in attesa di occupazione.

Finalmente i migranti porterebbero un po’ di benessere agli italiani e potrebbero essere obbligati, pena la bocciatura della domanda di asilo, a frequentare corsi di lingua, cultura e magari poi anche corsi professionalizzanti. Così avremmo in giro solo migranti regolari, identificati, con un mestiere spendibile in mano.

È necessario mettere le mani su questo problema. Il fenomeno migratorio è in costante ascesa. La pressione migratoria è in crescita ed i migranti sono diventati troppi, soprattutto quelli senza arte ne parte, facilmente reclutabili dalla criminalità semplice e organizzata: spaccio, furti, prostituzione, sfruttamento femminile e minorile. Questi i reati tipici del migrante irregolare. E la situazione non può che peggiorare in futuro. In Africa negli ultimi 6 anni si sono aperti 15 nuovi conflitti. In Egitto ci sono 5 milioni di migranti pronti a partire per l’Europa.

Si possono fare accordi con i governi nord africani ed arabi ma pensare di bloccarli tutti è un’illusione. E allora bisogna pensarci prima che sia troppo tardi, riprogettare l’accoglienza. Snellire le pratiche per il riconoscimento dello status di rifugiato o di converso allontanare e rimpatriare i non aventi diritto.

La soluzione c’è: la creazione di un sistema di grandi centri di accoglienza ad organizzazione pubblica, togliendoli a cooperative e associazioni, dove le competenze si improvvisano, dove i lavoratori «soci» vengono sfruttati, sottopagati e costretti a pluri-mansionamenti (spesso i lavoratori sono al tempo stesso operatori sociali, addetti alle pulizie, autisti, accompagnatori, traduttori ecc.), sono poi spessissimo obbligati a orari massacranti.

Sarebbe necessaria poi l’introduzione di una più rigida procedura nell’assegnazione degli appalti con relativa tracciabilità del servizio per evitare infiltrazioni della criminalità. Nei centri per migranti pubblici gli ospiti dovrebbero restare per un massimo di sei mesi contro i due anni di permanenza media attuali. Basta iniziare, chi ben inizia è già a metà dell’opera.

Lino Rialti

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