SULLA VIOLENZA DI RIMINI
Stupro è bello
parola di mediatore

Mentre continua la caccia al branco che venerdì notte sulla spiaggia di Rimini ha aggredito una coppia di turisti olandesi, picchiandoli e violentando la donna e, poco dopo, ha ripetuto le stesse gesta ai danni di un transessuale, un’affermazione shock di un mediatore culturale del centro d’accoglienza e smistamento migranti, Lai-Momo di Sasso Marconi nel bolognese, ha fatto prima il giro della Rete per poi finire sulle prime pagine dei quotidiani.

Abid Jee, 24enne residente a Bologna dove studia Giurisprudenza, sulla sua pagina di Facebook, fa riferimento alla notizia tragica dello stupro di gruppo subita dalla turista polacca, con queste terribili parole: «Peggio ma solo all’inizio, poi la donna diventa calma ed è un rapporto normale».

Sulla sua vergognosa frase sono piovuti commenti di sdegno, e qualcuno ha già paventato una eventuale denuncia. La brutalità della sua affermazione, assolutamente fuori luogo e priva di ogni ragionevole fondamento, deve non soltanto essere condannata fermamente ma soprattutto farci riflettere. Com’è possibile che una figura che dovrebbe ricoprire un ruolo tanto critico per la sua funzione sociale, ovvero essere mediatore culturale, quindi aiutare gli immigrati a integrarsi in Italia, possa esprimere un concetto tanto estremo per la sua «violenza verbale» e per quello che sottende?

Lasciamo comunque che le forze dell’ordine concludano le loro indagini, ma auguriamoci che figure di presunti mediatori come Abid Jee, vengano quantomeno sanzionati e allontanati dalle cooperative ove svolgono il loro operato. Il nostro Paese che vive un momento di pesante ed evidente difficoltà, in tema di immigrazione, non può assolutamente dare spazio a chi, con brutali affermazioni, giustifica una vera barbarie.

La violenza subita dai loro connazionali sta intanto suscitando reazioni forti in Polonia. Sono in viaggio verso l’Italia un giudice istruttore e alcuni investigatori, che affiancheranno i colleghi italiani nelle indagini. A inviarli a Rimini è stato il ministro della Giustizia polacco Zibgniew Ziobro, che ha subito aperto un’indagine sull’accaduto. «Quest’azione rapida è dettata dalle circostanze, vogliamo raccogliere in tempi veloci le prove». E il vice ministro, Patryk Jak, non ha fatto giri di parole scrivendo su Twitter: «Per le bestie di Rimini dovrebbe esserci la pena di morte anche se per questo caso vorrei ripristinare la tortura». Sul quotidiano conservatore Rzeczpospolita ha poi dichiarato: «Non lasceremo questa cosa agli italiani. Vogliamo portare in Polonia questi criminali e sbatterli nelle nostre prigioni».

Gaetano Di Terlizzi

Lascia un commento