I MASSACRI DEI CIVILI IN UCRAINA

Putin come Stalin,
russi eterni bolscevichi

Una fossa comune e una strage di civili per le strade di Bucha nella regione di Kiev

 

Dopo il ritiro delle truppe russe dalle aree intorno a Kiev, stanno emergendo le evidenze degli eccidi compiuti ai danni della popolazione ucraina. A Bucha una cittadina a 37 chilometri da Kiev è stata scoperta una fossa comune presso la chiesa locale. Conterrebbe tra i 300 e i 400 cadaveri.

Una fossa comune e una strage di civili per le strade di Bucha nella regione di KievPer le strade ci sono i corpi di donne, bambini, anziani uccisi e lasciati per strada. E si teme che molti altri orrori potrebbero emergere negli altri villaggi della zona.

Nella cittadina di Irpin il sindaco ha raccontato di alcune donne violentate e poi schiacciate dai tank in via Pushkinskaya.

La macchina della disinformazione

Mosca si è affrettata a mettere in atto la sua oliata macchia della disinformazione, parlando di «foto false», «cadaveri più recenti», «mani che si muovono», e terminando con il sostenere che si tratta di persone eliminate dall’esercito ucraino in quanto sospettati di «collaborazionismo».

Mentre in tutto il mondo sale l’indignazione per i crimini commessi in Ucraina è opportuno sottolineare come tali crimini, e altri determinati comportamenti degli invasori, costituiscano un filo rosso sangue che unisce la Russia di Putin all’Unione Sovietica di Lenin e Stalin e dei loro successori.

Un filo rosso sangue

Le fosse di Katyn dove furono gettati i corpi di una parte degli ufficiali polacchi uccisi dai russiLe uccisioni dei civili sono una costante cominciata durante la guerra civile 1918-1922, proseguita con l’olocausto dei contadini del 1932-1933, con le purghe del 1936-1938, con gli eccidi nei territori polacchi occupati dopo il patto Molotov-Ribentrop del 1939.

Violenze accompagnate dalle deportazioni delle minoranze esistenti da secoli nel territorio dell’ex impero zarista e dalla persecuzione sistematica di tutte le persone (e le loro famiglie) considerate per qualsivoglia ragione invise al regime sovietico con la creazione del terribile sistema dei Gulag.

Il concentrato, purtroppo in gran parte misconosciuto, di tutti questi comportamenti − uccisioni, violenze, prigionia, deportazioni – è poi avvenuto ai danni di tutti i popoli europei dopo il passaggio dell’Armata Rossa vittoriosa nella fase finale della Seconda guerra mondiale: partendo proprio dall’Ucraina e da lì fino al cuore della Germania.

Più noto, ma mai sufficientemente compreso dalle opinioni pubbliche europee, è il clima di violenza, intimidazione, sospetto, oppressione e delazione messo in atto dai sovietici dal 1945 fino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989 e alla dissoluzione dell’Urss nel 1991 nei paesi dell’Europa dell’Est caduti sotto il tallone di Mosca. Un immenso dramma per milioni di europei.

La Russia resta sovietica

Wladimir Putin come Stalin L’invasione dell’Ucraina ripropone nel 2022 lo stesso modus operandi dei bolscevichi di Lenin e dell’Unione Sovietica di Stalin e dei suoi successori: disinformazione, denigrazione dell’avversario, deportazioni della popolazione, caccia ai vertici politici e amministrativi, bombardamenti delle zone residenziali, uccisione di civili inermi.

Così l’invasione di una nazione indipendente diventa un’operazione speciale contro «drogati e nazisti», gli ospedali e i supermercati colpiti dai missili diventano «basi militari nascoste», i corridoi umanitari per gli abitanti di Mariupol portano soltanto nel cuore della Russia, la donna incinta diventata simbolo delle sofferenze dei civili viene sequestrata e costretta – peraltro maldestramente −, a smentire le «grandi fake news ucraine», i sindaci sono rapiti per strappare alle comunità cittadine i loro punti di riferimento.

Ed infine le fosse comuni dei civili uccisi nelle cittadine intorno a Kiev, spesso accompagnati da torture e stupri, e i cadaveri lasciati insepolti nelle strade.

Quanto sta avvenendo ora in Ucraina ci porta alla memoria i milioni di vittime della violenza esercitata dai russo-sovietici in cento anni di storia. Sono cicatrici e ferite «nascoste» nel corpo vivo dell’Europa che l’ex ufficiale del Kgb sta tornando a far sanguinare.

Vincenzo Fratta

 

 

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