LO STIPENDIO DEI PARLAMENTARI

Serve un aumento,
parola di tesoriere Pd

 

Aumentare lo stipendio dei parlamentari da 13-14mila euro a 19mila euro mensili. È il biglietto da visita con cui si è presentato il neo tesoriere del Partito Democratico Luigi Zanda appena inserito nella squadra del neosegretario Zingaretti.

La proposta è imperniata sulla richiesta di equiparazione del trattamento dei parlamentari italiani con quello dei loro colleghi al parlamento europeo. L’escamotage del neo tesoriere non tiene però conto del clima complessivo del Paese e delle attuali difficoltà in cu versa il Pd.

Il diffondersi della notizia non poteva che causare una grande imbarazzo nel partito. Esplicito il giudizio di Massimo Cacciari, intervistato sul Fatto Quotidiano: «Una follia, non ho altro da aggiungere. Una forza politica, che dovrebbe fare opposizione, si mette a discutere di temi assurdi? Temi che fanno infuriare i cittadini, temi clandestini nel Parlamento di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Come farsi male da soli: un manuale scritto da Zanda».

Lo stesso Zingaretti si deve affrettare a smentire il suo tesoriere: «Non esiste alcuna proposta del Pd sul tema delle indennità dei parlamentari, quanto iniziative di singoli parlamentari, anche autorevoli, nello svolgimento della loro attività istituzionale. (…) Il tema del finanziamento della politica è una questione molto complessa che andrà discussa nei tempi che il Parlamento si vorrà dare».

Ma Zanda non demorde e alle prevedibile critiche di Di Maio replica con la consueta alterigia da radical chic: «Prima di fare della propaganda elettorale, consiglio a Luigi di Maio di studiare attentamente il mio disegno di legge. E gli consiglio anche di smetterla con questo quotidiano attacco al Parlamento e alla democrazia rappresentativa, perché l’Italia non accetterà mai una ‘democrazia diretta’ alle dipendenze della Casaleggio e associati. Il Movimento 5 stelle è libero di prendere ordini da un’azienda privata. Il Parlamento italiano, e soprattutto gli italiani, della Casaleggio e associati non ne vogliono sapere».

Leggendo il suo disegno di legge si apprende infatti che Zanda ha anche in mente di ripristinare il finanziamento pubblico ai partiti. Ma è sempre il filosofo veneziano nella parte finale della citata intervista a dire una parola chiara in proposito: «Prima o poi – afferma Cacciari – ne dovremo parlare seriamente. Oggi pure questa posizione è una follia, un sintomo di un cervello in difficoltà, perché il momento politico richiede altri sforzi e altre idee».

Vincenzo Fratta

Lascia un commento