IL MURO DI BERLINO 30 ANNI DOPO

Quella sorpresa
e quella gioia incontenibile

 

Sono passati trent’anni dalla caduta del muro di Berlino. Era, infatti, il 9 novembre del 1989 quando, increduli ed impreparati potemmo assistere alle immagini di quello che aveva rappresentato la scissione, la divisione, del mondo in due blocchi. Seguimmo, trenta anni fa esatti, con trepidazione e curiosità, quello che succedeva in Germania. Potemmo cominciare a vedere come era fatta l’altra parte, quella dell’est, governata, in pratica, dall’Urss.

L’evento, alquanto lontano ma vicinissimo, a Berlino è stato celebrato con discorsi commemorativi, spettacolari installazioni e immagini storiche proiettate sulle principali piazze della città. Una installazione ed uno spettacolo teatrale davanti alla porta di Brandeburgo. Il governo tedesco ha stanziato 10 milioni di euro per le celebrazioni. Tutto questo per festeggiare la fine della cosiddetta «guerra fredda» del conflitto Est-Ovest. Della corsa agli armamenti, anche nucleari.

Una festa per molti ma non per tutti. Infatti un sondaggio ha definito il problema: quasi un tedesco orientale su due (il 46%) si senta «un cittadino di serie B» ancora 30 anni dopo la caduta del Muro.

Anche i politici ne sono consapevoli: «Per la parità tra Germania Est e Ovest ci vorranno 50 anni o di più. Dopo 10 o 20 anni si era pensato che sarebbe stato più veloce», ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel in un’intervista a Sueddeutsche Zeitung. Lei che proviene all’est, la Ddr dove ha vissuto i suoi primi 35 anni di vita.

Del muro, del suo simbolo e delle divisioni, si è persa la memoria. Se è vero, come è vero che nella fascia d’età 25-39 anni un giovane su cinque (19%) sostiene di non saperne nulla. Comunque il 43% del campione giudica positivamente la caduta del Muro, il 13% negativamente e il 35% sostiene di non nutrire interesse per l’evento.

Il muro di Berlino, demolito quasi completamente fra il 1989 e il 1991 è comunque ancora visibile quale testimonianza storica in 25 spezzoni lasciati in piedi nella capitale tedesca. Frammenti sono stati trasportati in tutto il mondo dagli Usa all’Australia dove sono esposti in musei ed edifici pubblici quale simbolo della disumanità.

Disumanità sicuramente nelle vicende celebrate dall’altro anniversario, caduto sempre il 9 novembre: la Kristallnacht, la Notte dei Cristalli. Era infatti il 9 novembre 1938 e la devastazione (pogrom, termine russo che indica le sommosse popolari nei confronti di minoranze religiose ed in particolare antisemite) contro gli ebrei prese un vigore inaspettato. Tutte le comunità ebraiche tedesche vennero prese di mira in una lucida e programmata sequenza di eventi catastrofici.

Dietro tutto, il ministro della propaganda Joseph Goebbels che utilizzò soprattutto le milizie paramilitari dello Sturmabteilung (conosciute anche con l’acronimo SA) prima organizzazione para-militare del partito nazista, con l’appoggio di numerosi cittadini tedeschi. Infatti allora il consenso era diffuso.

Serviva un pretesto, che venne trovato: lo sterminio del popolo ebraico aveva trovato una motivazione. I tedeschi sarebbero stati «sdegnati ed arrabbiati» per il ferimento e conseguente morte di un diplomatico tedesco, Ernst Eduard vom Rath, a Parigi per mano di un ragazzo, un rifugiato polacco, di origini ebraiche, Herschel Grünspan.

Da qui, la lucida programmazione della eliminazione un numero di persone enorme solo per il fatto di essere di religione ebraica. L’emanazione delle leggi razziali. La fuga di molti ebrei tedeschi del sud e di molti altri che partirono dall’Austria arrivando in Italia dove pensavano di trovare una situazione diversa. Caddero dalla cosiddetta padella nella brace.

Insomma due anniversari pesanti, densi di significato e che dovrebbero servire da ammonimento e tenere lontane le coscienze dei potenti ma anche delle masse, dalla facile ma terribile tentazione di tirar fuori il peggio del genere umano.

L’Europa unita serve proprio per evitare il pericolo che si possano presentare paralleli storici sulla falsa riga di quelli che abbiamo ricordato il 9 novembre. Dalla sua nascita, le nazioni che ne fanno parte discutono, magari animatamente, ma in maniera civile e soprattutto pacifica.

Lino Rialti

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