L’OMICIDIO DI WILLY MONTEIRO

Lo sdegno degli italiani
e la speculazione della sinistra

L'omicidio di Willy Monteiro. Lo sdegno degli italiani e la speculazione della sinistra

 

Fin dalle prime ore in cui la notizia del brutale omicidio di Willy Monteiro ha preso a circolare, si è affacciata con prepotenza anche la voglia matta di affibbiare questo delitto feroce alla destra, ai fascisti, ai razzisti.

L'omicidio di Willy Monteiro. I quattro indagati
Francesco Belleggia, Mario Pincarelli e i fratelli Gabriele e Marco Bianchi

Di indicare in Matteo Salvini il «mandante». In Giorgia Meloni la «complice». Willy, per questa gente, non è semplicemente un ragazzo morto in un modo assurdo e intollerabile.

È una specie di bandiera da agitare per lo schieramento che si sente più «umano» degli altri. Certo, rispetto alle tante amare riflessione che la vicenda impone questo è un aspetto del tutto marginale. Eppure è anch’esso un tassello di una storia che ci indigna.

Quattro palestrati
estranei alla politica

I quattro palestrati che hanno massacrato Willy con la politica non c’entrano. Né hanno agito per razzismo. Sono stati gli stessi inquirenti a chiarirlo.

Eppure non è bastato. Complice la circostanza che a Colleferro come in altre sette regioni questa morte è giunta in piena campagna elettorale.

Così i fratelli Bianchi, picchiatori col culto della violenza, sono diventati «dichiaratamente fascisti». Anche se non lo sono e non lo sono mai stati. Non importa: la narrazione parte e si consolida.

La colpa della movida violenta è della destra che incita all’odio… pazzesco, ma lo hanno detto, scritto, ripetuto.

La favola del delitto politico

Hanno setacciato le pagine Fb degli arrestati e non hanno trovato appigli. Solo rozzezza, volgarità e esibizione di muscoli. Hanno trovato un like a una pagina collegata a Matteo Salvini. Hanno trovato un solo demente che inneggiava all’omicidio (e che poi si è scusato dicendo che quel post non lo aveva scritto lui).

Basta. Solo questo. Ma la «favola» di Willy ucciso dai fascisti ha continuato con prepotenza a navigare e, a dispetto di ogni logica, a circolare sui social.

Stamattina è arrivato anche l’aiutino di Repubblica. Che spara un titolo rilanciando per l’omicidio di Willy la tesi del movente razzista. I parenti hanno detto: «Era solo un immigrato».

Ma l’hanno detto davvero? Non si sa. Lo avrebbero detto. Forse. Chissà. È una voce. Raccolta dagli amici di Willy «e poi riferita ai militari». Quali militari? Quelli che hanno fatto i primi interrogatori? Non si sa.

L’inviata, Federica Angeli, non lo dice e non lo spiega. Ma la mission è stata centrata: il branco ha agito perché Willy era un «immigrato», era di origine capoverdiana.

Il twitter che invoca una «bonifica»

In serata ci si mette anche Beppe Giulietti, deputato e blogger del Fatto Quotidiano, tutto preso dal suo rancore antifascista che non sa come sfogare. Perché allora non usare l’omicidio di Colleferro? Eccolo allora a scrivere su Twitter: «Dal momento che la #Costituzione è #antifascista e #antirazzista sarà il caso di procedere ad un’immediata ‘Bonifica’ prima che la tragedia si ripeta #WillyMontero».

Ma che significa? Bisogna bonificare il paese in che modo? E perché poi attaccarsi alla Costituzione antifascista in questo frangente?

I fratelli Bianchi erano conosciuti nel loro paese e nel circondario come provocatori attaccabrighe, erano violenti e avevano precedenti denunce per lesioni.

Perché non sono stati fermati prima? Che senso ha invocare la caccia al fascista solo per dare sfogo ai propri pregiudizi ideologici?

Sarebbe stato meglio vedere il paese unito nella condanna di un omicidio barbaro. Invece la sinistra ha voluto dare il solito deludente spettacolo. Peccato. Peccato soprattutto per Willy Monteiro.

Annalisa Terranova
dal Secolo d’Italia dell’8.9.2020

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