LA MORTE DI NOEMI DURINI

Un omicidio premeditato
con molti interrogativi

Dopo che Lucio Marzo ha confessato di aver ucciso la fidanzata sedicenne Noemi Durini e aver indicato dove si trovava il corpo della sfortunata ragazza la procura dei minorenni di Lecce lo ha incriminato per «Omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà dai futili motivi», mentre il padre Ciro è accusato di averlo aiutato ad occultare il cadavere.

Non si tratterebbe dunque, di un omicidio d’impeto, come sostenuto dal il diciassettenne di Specchia, ma di atto pianificato e studiato, difatti Lucio, si legge nel decreto di fermo, riportato da alcuni quotidiani, «cagionava la morte di Noemi prelevandola alle 4.51 dalla sua abitazione con la Fiat 500 di proprietà della sua famiglia e conducendola in aperta campagna colpendola con l’uso di corpi contundenti; con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti o futili e di aver agito con crudeltà».

Tale ricostruzione sarebbe stata fornita dallo stesso Lucio durante la sua confessione arrivata in seguito ad un episodio. «Nell’ambito delle ricerche di Noemi – come scrive il Pm – i carabinieri hanno trovato Lucio a Lucugnano, una frazione di Tricase. Il ragazzo era in lacrime e affermava che era sua intenzione portarsi presso il comando dei carabinieri di Specchia, rappresentando il continuo stato di agitazione in cui viveva dal giorno della scomparsa di Noemi». Condotto in caserma, Lucio ha parlato di uno «stato di malessere in cui vivevano lui è la sua famiglia» e poi ha ricostruito quel che sarebbe successo. Nel decreto di fermo non si fa però cenno né al fatto che fosse stata Noemi a chiedere di uccidere i suoi genitori né che sia stata la ragazza a portare il coltello con cui poi sarebbe stato compiuto l’omicidio.

Nel decreto si afferma che Lucio ha confessato di aver ucciso Noemi «colpendola con un coltello al collo» e, dopo averla spinta a terra, di aver continuato «a colpirla con delle pietre alla testa». Infine, si legge ancora, «si allontanava dal luogo dei fatti repentinamente con la propria autovettura disfacendosi del manico del coltello avvolto nella propria maglietta in un luogo che non ha saputo indicare».

Una vicenda drammatica dai contorni ancora non ben delineati, che contrappone tra loro, le immagini di un irriverente ragazzo che esce dalla caserma salutando e sorridendo, e le accuse senza mezzi termini tra le due famiglie.

Una tragedia che riaccende nuovamente le problematiche legate a giovani sempre più violenti, sprezzanti della vita, che si macchiano di reati efferati nonostante la giovane età, e le presunte mancate attenzioni alle eventuali segnalazioni esposte.

Interroghiamoci sul perché tanta violenza gratuita, sul perché un banale litigio si trasforma in un efferato atto di violenza. Esasperazione di una società che non è più in grado di ristabilire i confini dell’etica e della morale, ma soprattutto del rispetto per la vita che nessuno ha il diritto di togliere.

Gaetano Di Terlizzi

Nella foto sopra: il cumulo di pietre sotto le quali era stato nascosto il corpo della ragazza uccisa.
Nella foto di copertina: Noemi Durini.

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