DIETRO LA BUFERA SUL CMS

La conferma dell’intreccio
tra magistratura e Pd

 

Nel mio ufficio, come molti di quelli che hanno lavorato per la Giustizia in Italia, ho una fotografia che conservo gelosamente. Si tratta di quella foto, nota a tutti, che ritrae Falcone e Borsellino sorridenti. Sorridenti ma consapevoli che di li a poco, per loro, non ci sarebbe stato un futuro. Ha per me, come per molti, un valore sacrale.

È un’icona, una rappresentazione, un simbolo. I dottori Falcone e Borsellino, sono solo due di tanti tantissimi servitori dello Stato che proprio lo Stato ha dimenticato, trascurato e addirittura, in qualche modo, giustiziato salvo poi appropriarsi indebitamente delle loro reliquie per scopi non specchiati.

Allora la mente corre a ritroso. Come molti ragazzini della mia generazione, sono stato tirato su circondato da certezze: la solidità della famiglia, il sollievo della religiosità, la tranquillità di vivere in una nazione dal popolo litigioso ma coeso quando necessitava. Così la vita poteva scorrere, anche se tra mille problemi, sostanzialmente tranquilla.

Tranquilla anche perché ingenuamente colma di certezze. C’erano i preti della parrocchia con le loro parole di conforto ed i gesti d’aiuto concreto, anche organizzando i giochi dell’oratorio, le Istituzioni come la scuola, con gli insegnanti ai quali si portava rispetto. Sopra tutto le Forze dell’Ordine che vigilavano.

Ma vi era un fermo convincimento che allora predominava: la giustezza della Giustizia, anche di quella terrena. I Carabinieri ed i Poliziotti erano amici ai quali però si portava grande rispetto e reverenza. I magistrati, poi, erano visti da noi ragazzini «perbene» quasi come semidei.

Sicuramente questa visione bucolica non era completamente rispondente al vero. Anche allora, considerando i meccanismi che regolano il Csm e la Magistratura, istituiti dai nostri padri costituenti, sin da allora, vi erano accordi tra correnti, lotte intestine e silurate ed anche coltellate alla schiena.

Ma forse oggi abbiamo raggiunto l’apoteosi. Così rabbrividisco leggendo le cronache di queste ultime settimane. In questo clima, incendiato ed incendiario, intanto al magistrato palermitano Patronaggio arriva una busta con dei proiettili per lui ed i suoi figli…

Forse abbiamo tutti perso la bussola. Se è vero, come è vero, che alcuni magistrati si sono incontrati con esponenti politici, nottetempo, in un albergo per complottare su nomine e successioni. Loro dovrebbero conoscere bene gli effetti aggravanti previsti dall’art.61 comma 5 del Codice Penale. La circostanza notturna è aggravante visto che ci si approfitta del sonno e della distrazione altrui per compiere un misfatto, insomma vi è uno stato di minorata difesa. Grave ancor di più se commesso da un magistrato.

Delle influenze dei politici in magistratura: di questo stiamo parlando. Qualcuno dice che sia stata scoperta l’acqua calda. Che lo si sapeva. Io direi che lo si poteva sospettare ma che ora abbiamo la certezza della dimensione gigantesca del malaffare. E non basta lo scandalo degli incontri notturni tra esponenti del Partito Democratico con a capo Luca Lotti con Palamara e C.

Anzi! Grazie a quell’evento venuto a galla, si è scatenata una asprissima battaglia tra le varie correnti delle toghe. Con lo stillicidio di dimissioni in corso in queste ore, tutti vogliono i quattro posti in Csm che tra breve si libereranno.

Infatti i quattro scranni saranno disponibili quando i togati sospesi, aderenti a correnti più moderate, si dimetteranno definitivamente dai loro incarichi. Da qui il via al trame, accordi, scambi tra i membri delle correnti delle toghe. I quattro membri sospesi avrebbero anch’essi agito all’interno di un quadro politico di riferimento, quello della sinistra e del Partito Democratico.

Non c’è da rilassarsi. Menti sottilissime ed abilissime sono capaci di molto. Se da un lato c’è chi preme per le dimissioni dei togati coinvolti nello scandalo, dall’altro c’è chi li difende senza esclusione di colpi. Ma anche questo è calcolato, l’accusa di tramare per la propria fazione, a scapito dell’altra, porta ad avvantaggiare una determinata area anzi una determinata corrente. Un singolare aspetto sembra delinearsi in questo triste scenario.

Un’ultima considerazione va dedicata all’attuale governo gialloverde. Se infatti si potrebbe pensare che, alla luce dello spostamento delle preferenze nelle cabine elettorali che ha rivoluzionato lo scenario politico italiano attuale, con il predominio di Lega e Cinquestelle, anche le influenze in magistratura dovrebbero riflettere in momento storico. Insomma le correnti più prossime al centrodestra dovrebbero attualmente prevalere. Ma non è così.

Lo scandalo venuto alla luce ci dipinge un quadro nel quale unici interlocutori degli esponenti delle correnti, anche di quelle considerate più moderate, erano membri del Partito Democratico, Luca Lotti e Cosimo Ferri.

Questo non fa che rafforzare il convincimento che vi sia sempre stato un legame tra sinistra e magistratura. L’influenza della gioiosa macchina da guerra di occhettiana memoria, ora Pd, ebbe la luce al tempo della nascita delle correnti ma si è fortificata nel corso degli anni anche grazie alla strategia della discesa in campo dei magistrati, da sempre ospitati in gran numero tra le fila della sinistra come premio e mezzo per influenzare gli organi di autogoverno.

Forse bisognerebbe pensare di trovare un modo di restituire la cosiddetta terzietà ai giudici.

Lino Rialti

 

Nella foto sopra: L’ex presidente dell’Anm e membro togato del Csm, Luca Palamara al centro dello scandalo che sta scuotendo la magistratura. Accanto il deputato Pd Luca Lotti e il cons del Csm Luigi Spina. 

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