INDAGATO SALVINI, «LIBERATO» LUCANO

I primi «omaggi» dei giudici
al governo giallo-rosso

 

In Italia sono ormai anni che la Magistratura fa politica travalicando i limiti della divisione classica dei poteri. Il giudiziario invade ogni giorno di più gli ambiti dei potersi legislativo ed esecutivo, modificando o annullando decisioni del Parlamento o atti del Governo. Una invasione che va molto oltre le inchieste «ad orologeria» contro il politico di turno, arrivando a condizionare e stravolgere normative di legge importanti e delicate come ad esempio il diritto di famiglia e le adozioni, o le politiche di contrasto all’immigrazione clandestina.

Non ci stupiamo quindi che nel giorno del giuramento del governo giallo-rosso, la magistratura fa sentire la sua voce plaudente con due simbolici provvedimenti: Matteo Salvini indagato e Mimmo Lucano riammesso a Riace.

L’ex ministro dell’interno è indagato per diffamazione dopo la denuncia presentata a luglio da Carola Rackete comandante della Sea Watch3. Nelle scorse settimane, in base a quanto si apprende, la Procura di Roma ha proceduto all’iscrizione e ha inviato gli atti a Milano, dove Salvini ha la sua residenza, per competenza territoriale. Nella denuncia, gli avvocati della teutonica avventuriera chiedono addirittura il sequestro degli account social di Matteo Salvini, nei quali erano riportati alcuni post dell’ex ministro e alcuni commenti di utenti in relazione alle polemiche legate allo sbarco forzoso dei migranti a Lampedusa avvenuto a giugno a Lampedusa per iniziativa della Rackete. Sdegnata la reazione di Salvini: «Per me è una medaglia».

Questa stessa mattina il tribunale di Locri ha revocato il divieto di dimora nel comune calabrese dell’ex Sindaco di Riace Mimmo Lucano, indagato per una serie di irregolarità riguardanti l’accoglienza ai migranti.

Al suo ritorno a Riace Lucano è stato accolto da alcune decine di persone tra cui un gruppo di rifugiati. Il divieto di dimora era stato disposto nei suoi confronti, nell’ambito dell’inchiesta «Xenia» sui presunti illeciti nella gestione dell’accoglienza dei migranti.

Il divieto di dimora era stato disposto come misura alternativa agli arresti domiciliari cui Lucano era sottoposto dallo mese di ottobre dello scorso anno. L’11 giugno scorso, davanti al Tribunale di Locri, è cominciato il processo in cui Lucano è imputato, insieme ad altre 26 persone, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed abuso d’ufficio.

Pino Lancia

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