I RITARDI NEL CONTRASTO ALL’EPIDEMIA

A gennaio il Governo
sapeva già tutto

Covid-19. Il Consiglio dei Ministri sapeva dell'epidemia in arrivo già a gennaio

 

Il Governo italiano già sapeva che l’epidemia di Covid-19 stava arrivando. E lo sapeva almeno dal 31 gennaio 2020, ossia quasi quaranta giorni prima dei provvedimenti adottati per il nord Italia, definita zona rossa. Lo testimonia la Delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020, dove il Ministro della Salute Roberto Speranza si è visto costretto a dichiarare lo stato di emergenza nazionale a causa dei «rischi connessi ad agenti virali trasmissibili».

Nello specifico si sollecitavano «tutte le iniziative di carattere straordinario» sull’intero territorio nazionale vista l’impossibilità di fronteggiare la situazione con «mezzi e poteri ordinari», tanto che nella delibera stessa veniva «dichiarato per 6 mesi dalla data del presente provvedimento, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgere a di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili».

Nelle ultime ore, infatti, la cittadinanza si era allarmata su un termine ultimo della Quarantena fissata al 31 luglio, esattamente sei mesi dalla proclamazione dello stato di emergenza. Ma il premier Conte ha smentito tutto in conferenza stampa.

In un momento di forte impegno sociale e istituzionale per debellare la pandemia da Covid-19 non c’è desiderio alcuno di creare polemica da parte di chicchessia, ma terminata l’emergenza qualcuno dovrà rispondere di questa leggerezza o mancanza di tempestività nell’applicare il provvedimento.

«Come si evince dalla Delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020 — dichiara il coordinatore della Lega per Guidonia, Alessandro Messa — lo stato di emergenza è stato dichiarato sin da subito. Oltre tutto va considerato che dopo quel decreto è stato fatto anche il Festival di Sanremo e che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è andato in visita, senza alcuna protezione, in una scuola multietnica, la Manin del quartiere Esquilino di Roma, nel cuore della Chinatown della Capitale appena cinque giorni più tardi.

Il ritardo, di quasi un mese e mezzo, con il quale il Governo ha iniziato ad adottare le prime misure dopo la dichiarazione dello stato di emergenza è imperdonabile. Mi attendo delle conseguenze penali ed un processo appena sarà terminata l’emergenza».

C.D.

 

 

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