L’OMICIDIO DI CERCIELLO REGA/2

Già partita la mobilitazione Usa
in favore del reo confesso

 

Continuano le indagini delle forze di polizia italiane in merito alla morte di Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere dei Carabinieri ucciso nel centro di Roma lo scorso 26 luglio con 11 coltellate dal cittadino statunitense Finnegan Lee Elder, che poche ore dopo ha confermato le proprie responsabilità.

Sulla vicenda rimangono ancora numerosi punti oscuri, anche se dopo l’iniziale commozione per l’uccisione di un «uomo dello Stato», ora l’attenzione sembra spostarsi sul futuro dei giovani statunitensi in carcere, insieme a Lee Elder si trova in carcere anche Gabriel Natale Hjorth.

L’attenzione ha iniziato a spostarsi verso i due poche ore dopo il fermo di polizia grazie alla pubblicazione di una foto che ritraeva il giovane bendato ed ammanettato in attesa dell’interrogatorio all’interno della caserma; un’immagine che ha fatto scandalo e che ha fatto gridare al mancato rispetto dei diritti umani nel nostro paese.

Emblematica in tal senso la notizia riportata dall’emittente statunitense Cnn anche se i commenti degli utenti hanno ricordato che in passato gli Usa hanno compiuto gesti peggiori, basti pensare alle foto realizzate a Guantanamo o ad Abu Ghraib, o i tanti neri uccisi per strada dalle forze di polizia locali.

Negli ultimi anni sono state spesso pubblicate foto che ritraevano imputati in situazioni poco ortodosse, queste però erano sempre diffuse dagli autori tramite i propri profili social. In questa occasione, e nonostante l’iperconnessione di cui tutti siamo vittime, la foto è stata invece diffusa dal quotidiano «La Stampa», giornale da sempre considerato molto vicino alle amministrazioni statunitensi; la leggenda vuole che tra gli anni ‘60 e gli anni ‘70 l’Avvocato Gianni Agnelli, editore del foglio torinese, fosse solito telefonare ad Henry Kissinger per avere «delucidazioni» sui principali fatti di politica internazionale.

Toccato dalla foto, Ivan Scalfatto, già sottosegretario allo Sviluppo Economico in alcuni governi di centrosinistra, si è recato in carcere per sincerarsi delle condizioni dei due. Un gesto che ha destato sdegno e scalpore anche tra i politici, ma non certo una novità nel panorama politico italiano visto che anni fa Rocco Girlanda, all’epoca esponente umbro del Pdl e poi sottosegretario alle Infrastrutture ed ai Trasporti nel governo Letta, era solito andare in carcere a trovare la statunitense Amanda Knox, indagata nell’ambito dell’assassinio di Meredith Kercher, e che da quell’esperienza trasse anche un libro.

Nonostante la confessione rilasciata dal presunto omicida, forse resa non valida proprio dalla foto citata sopra, ora i legali del giovane statunitense stanno mettendo a punto una nuova strategia difensiva, probabilmente concordata anche con Ethan Elder, padre del ragazzo.

L’uomo infatti la scorsa settimana ha trascorso tre giorni a Roma ed ha in contrato il figlio. Parlando con la stampa ha riferito: «Siamo concentrati a lavorare con gli avvocati di Finn per stabilire tutti i fatti», mentre in una conferenza stampa tenuta al suo ritorno a San Francisco ha affidato i suoi pensieri ad una lettera letta da suo legale nella quale si riconosce che: «È spiacevole, anche se comprensibile, che si sia giunti velocemente ad una valutazione di questo caso. La politica e i media sono divisi. Invece noi percepiamo unitamente sia la tragedia della morte di Rega, sia il fatto che Finnegan sia stato condannato ingiustamente. La verità venga fuori e nostro figlio torni presto a casa. Abbiamo l’impressione che l’opinione pubblica abbia avuto un resoconto incompleto della verità degli eventi».

Dal canto suo invece Elder in un nuovo interrogatorio ha parzialmente cambiato versione sostenendo di aver ucciso il carabiniere, che non si era qualificato come tale, perché temeva di essere strangolato.

Il quotidiano milanese «il Giornale» nell’edizione di domenica 4 agosto annunciava invece che la diplomazia italiana e quella statunitense fossero al lavoro per lavorare ad uno scambio di prigionieri: da una parte Eder e Hjorth in cambio di Enrico «Chicco» Forti, condannato per omicidio negli Usa.

In attesa di nuovi sviluppi sulla vicenda opportuno ricordare che spesso i cittadini statunitensi godono in Italia di una sorta di impunità.

Il primo, e più recente, caso che viene alla mente è sicuramente quello legato alla già citata Amanda Knox. Inizialmente condannata per concorso in omicidio in base alle dichiarazioni del reo confesso Rudy Guede, poi assolta nel 2015 dalla Corte suprema di Cassazione per non aver commesso il fatto, sostenendo la mancanza di prove certe e la presenza di numerosi errori nelle indagini, e ponendo così fine ad caso giudiziario che si protraeva dal 2007.

Ben più eclatante per dimensione e risvolti politici la vicenda relativa alla cosiddetta strage del Cermis avvenuta il 3 febbraio del 1998 quando un aereo militare dell’Usaf tranciò i cavi della funivia provocando la morte di 20 persone.

Essendo il fatto avvenuto in territorio italiano i quattro militari statunitensi ritenuti responsabili avrebbero dovuto essere giudicati dalla magistratura nostrana, ma in quanto militari operanti in una base Nato, quella di Aviano nei pressi di Pordenone, furono trasferiti negli Usa e processati dalle autorità militari a stelle e strisce. Ciò avvenne per via dei dettagli della Convenzione di Londra siglata nel 1951 e di cui ancora oggi si conoscono solo i particolari che il governo D’Alema fu costretto a fornire all’epoca per giustificare l’estradizione dei militari coinvolti nella strage.

La speranza è che la vicenda Cerciello Rega non vada ad aggiungersi a questo elenco e che, per una volta, l’Italia riesca a far valere le proprie ragioni davanti a quelle statunitensi, anche se il quotidiano «la Repubblica» sostiene che la foto incriminata potrebbe giocare un ruolo decisivo nell’estradizione di Elder.

Fabrizio Di Ernesto

 

Nella foto di copertina: lo sguardo da «duro» di Ethan Elder, padre di Finnegan Lee, al suo arrivo il 31 luglio a Fiumicino. In alto: Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth. Al centro Amanda Knox al tempo del processo. Sopra: la cabina della funivia del Cermis i cui fini furono tranciati nel 1998 da un aereo militare Usa. Nonostante i 20 morti causati, il pilota è rimasto impunito. 

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