I BALLOTTAGGI NEI COMUNI

Ferrara al Centrodestra,
Livorno torna a sinistra

 

La città delle mille biciclette si sveglia stamattina col colore della casacca cambiato. A Ferrara infatti si incarna la transizione. Da feudo incontrastato, dal dopoguerra, della sinistra a leghista, con Alan Fabbri (nella foto di copertina) eletto nuovo primo cittadino.

Le bandiere con falci e martelli in campo rosso stamattina vengono tranciate di netto dalla spada del condottiero Albertus de Gluxano, in lombardia noto come Albert de Giussan, per tutti noi, Alberto da Giussano. Le perdite da quelle parti dovrebbero bruciare non poco, infatti anche Forlì passa al centrodestra.

Di converso Livorno torna a sinistra eleggendo il giornalista Luca Salvetti (nella foto) ed il Pd conferma Prato, Reggio Emilia e Cremona. Unica sfida intestina al governo è Campobasso dove vincono i Cinque Stelle.
Forse la bella giornata estiva, forse la disaffezione alla politica, l’affluenza ai seggi per questi ballottaggi ha visto un forte calo rispetto al primo turno (meno 16 punti). Sicuramente molti elettori grillini hanno preferito il mare, una grigliata o una scampagnata alla fila ai seggi.

Insomma il centrodestra vince le comunali 2019 nei capoluoghi di provincia: ottiene 12 sindaci e ne aveva solo 7. Il centrosinistra, nel complesso tampona le perdite, infatti vince in 13 comuni ma ne aveva 19. Fanalino di coda il Movimento 5 Stelle rimane a quota due.

Le liste civiche di centrosinistra vincono nel capoluogo campano Avellino.

L’Italia delle mille tornate elettorali non si ferma e domenica 16 giugno voterà per il primo turno a Cagliari e Sassari, in autunno a Reggio Calabria (tutti e tre i comuni sono attualmente in mano alla sinistra).
Ma analizzando i risultati il centrodestra strappa al centrosinistra i comuni di Pescara, Pavia, Ferrara, Forlì, Vercelli e Biella. Conferma i sindaci di Perugia, Urbino, Vibo Valentia, Ascoli Piceno, Foggia e Potenza. Mentre il centrosinistra sfila al centrodestra il sindaco di Rovigo e al Movimento 5 Stelle quello di Livorno. Confermati i sindaci di Firenze, Bari, Modena, Bergamo, Pesaro, Lecce, Cremona, Cesena, Prato, Reggio Emilia, Verbania. Il Movimento 5 Stelle toglie al centrosinistra i sindaci di Campobasso e Caltanissetta, ma perde i comuni di Livorno e Avellino.

Considerando che il centrodestra ha espugnato al centrosinistra nel 2019 le regioni Piemonte, Abruzzo, Basilicata e Sardegna il quadro è completo.

Giustamente trionfali le dichiarazioni di Matteo Salvini: «Straordinarie vittorie della Lega ai ballottaggi, abbiamo eletto sindaci dove governava la sinistra da settant’anni».

Oggi, lunedì 10, inizia la resa dei conti. Giuseppe Conte, Luigi di Maio e Matteo Salvini si siederanno attorno ad un tavolo, come non succedeva da tempo, per discutere e tentare di trovare la quadra su tre grandi ed importantissime tematiche: l’agenda di governo, il negoziato per le nomine nella Ue e sicuramente un rimpasto che tutti negano ma è molto più che un’ipotesi azzardata.

L’incontro dovrebbe avvenire dopo il meeting tra Conte e lo Spitzenkandidat del Partito Popolare europeo Manfred Weber. Un incontro importante, molto importante, che arriva in un momento cruciale per scongiurare l’isolamento che rischia il nostro paese nei giochi di forza e potere intestini alle istituzioni comunitarie. Incontro auspicato dai popolari europei e che quindi testimonia come ancora l’Italia sia «fortemente voluta» soprattutto in vista delle trattative politiche per l’aggiudicazione della presidenza della commissione Ue e per le nomine dei commissari.

Si parlerà anche, non senza qualche mal di pancia, di mini-Bot. Il ministro Tria, a capo del Mef, non ne vuol sapere di far passare questa misura che indebolirebbe la nostra posizione in Ue in questo momento strategicamente molto determinante.

Insomma questa settimana sarà cruciale per le sorti del governo gialloverde. E Salvini ha dichiarato infatti che: «Se ci fosse necessità di una squadra più compatta e di una revisione del contratto, io sono disponibile». Voci di corridoio parlano di due ministeri in discussione ed in bilico: quello delle Infrastrutture, di Danilo Toninelli e quello della Sanità, con Giulia Grillo, difesa a spada tratta dall’omonimo padre fondatore del M5S.

Sicuramente corroborato dal risultato elettorale e dal panorama politico completamente a suo favore, Matteo Salvini scalda i motori dell’aereo che lo porterà il 16 e 17 giugno a colloquio con Donald Trump che se dovesse commentare il risultato leghista dichiarerebbe: «tremendous!».

Lino Rialti

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