I DUE CARABINIERI DI FIRENZE

Un comportamento comunque inqualificabile

A fine agosto tutta l’Italia si era indignata per lo stupro e le violenze fisiche che una banda di immigrati aveva commesso sulla spiaggia di Rimini ai danni di una coppia di giovani polacchi e di un transessuale. Ora siamo attoniti per la violenza sessuale che due carabinieri in servizio avrebbero perpetrato, nella notte tra il 6 e il 7 settembre, ai danni di due studentesse americane a Firenze. Incontrate all’uscita di una discoteca, durante il servizio di pattuglia, i due militi dell’Arma si erano offerti di accompagnarle a casa. Le ragazze erano su di giri, forse stordite dall’alcol. Sta di fatto che «incredibilmente» l’appuntato scelto Marco Camuffi, cinquantenne toscano, e il carabiniere scelto, Pietro Costa palermitano trentaduenne, entrano con loro nel palazzo e consumano un rapporto sessuale, uno in ascensore, l’altro per le scale. Le due ragazze, entrate nella casa che dividono con altre coetanee, denunciano subito la violenza subita. I due uomini parlano di rapporti consenzienti.

Non abbiamo la pretesa qui di stabilire quale sia il confine tra un rapporto consenziente e una violenza carnale. La vicenda, anche se del tutto diversa dai fatti di Rimini, per certi aspetti è di una gravità ancora maggiore. Il perché lo spiega bene Annalena Benini su Il Foglio del 12 settembre, nel pezzo intitolato «Non c’è salvezza per i carabinieri di Firenze. Ma c’è speranza». «Non c’è, nella storia di Firenze – scrive la Benini – nessuno spiraglio per la salvezza dei due carabinieri accusati di stupro dalle due studentesse americane, diciannove e ventuno anni, da pochi giorni in Italia. I due carabinieri, immediatamente sospesi, hanno perso la dignità e il senso del loro servizio, forse ancora prima di perdere la loro dignità di uomini. Perché erano in divisa, stavano lavorando (erano intervenuti per una rissa nel locale) e due ragazze ubriache che si affidano, consapevolmente o meno, a due carabinieri, devono essere protette. Protette da tutto, e quindi chi potrebbe approfittarsi di quello stato di debolezza, protette da chi potrebbe, sbagliando, scambiare allegria, giovinezza e disinvoltura per un desiderio, per un invito.

Se un carabiniere in servizio, violando i suoi obblighi e divieti, accompagna a casa una ragazza, io devo pensare che quella ragazza è al sicuro, che quell’auto e quella divisa sono i posti più sicuri del mondo dentro una notte da discoteca. Per questo non c’è salvezza morale né professionale, perché i carabinieri in servizio (ma se fossero stati fuori servizio non sarebbe cambiato nulla) hanno un compito preciso che non è solo professionale ma esistenziale, sono tenuti a una serietà e a una dignità senza cedimenti.

A Firenze i due carabinieri hanno calpestato i loro compiti: anche se ci fosse stato un consenso assoluto, quello che è accaduto è, come ha detto il comandante generale dei carabinieri, ‘un comportamento indegno, illegittimo e immorale’. Infatti il carabiniere che si è presentato in procura a Firenze, padre di tre figli, è un uomo che si dice devastato dalla gravità di quello che ha fatto, anche mentre ripete di non avere stuprato quella ragazza e piange sa di non poter essere innocente. E lo sa perfettamente l’Arma dei carabinieri, che ha affrontato questa storia con serietà e velocità, senza cercare di annacquare i fatti, di mettere in dubbio la denuncia delle due studentesse, senza cercare, finora, di nascondere o diminuire la gravità di quel che è successo, a prescindere dal grado di responsabilità penale, che andrà valutato: una categoria va difesa soltanto difendendo la verità».

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