SALVINI APRE LA CRISI

Dare la parola
agli elettori

 

L’esperienza dell’«innaturale» Governo Lega-Movimento Cinque Stelle è giunta finalmente al termine dopo che ieri Matteo Salvini ha incontrato il premier Giuseppe Conte per annunciargli il ritiro della fiducia della Lega all’esecutivo.

Il leader del Carroccio, dopo mesi di interminabili contrasti con gli alleati di governo, ha deciso che con la spaccatura al Senato sulla Tav, la misura fosse ormai colma, e la parola dovesse tornare al più presto agli elettori.

Salvini vorrebbe votare nella prima data utile, il 13 ottobre, un calcolo che prevederebbe lo scioglimento delle Camere martedì 13 agosto e l’apertura delle urne 60 giorni dopo.

Com’e noto in caso di crisi di governo la decisione sullo scioglimento delle Camere è però di competenza del Presidente della Repubblica, che in genere esperisce un tentativo di far proseguire la Legislatura attraverso il conferimento di uno o più mandati esplorativi.

Prima ancora che la palla passi a Mattarella, il premier sfiduciato dalla Lega ha espresso la sua indisponibilità alle dimissioni tout court, e ha comunicato ai presidenti di Camera e Senato la sua intenzione di far esprimere il Parlamento sul proseguimento o meno del suo esecutivo. Nel linguaggio proprio della «Prima Repubblica» questa veniva definita «parlamentarizzazione della crisi», una scelta che in genere veniva evitata perché esponeva il governo uscente agli strati dell’opposizione, rischiando anche di condizionare negativamente le mosse per la formazione del governo successivo. In questo caso il premier «ferito» ha scelto di «buttarla in caciara» cercando di far pesare a Salvini la decisione presa e al tempo stesso di salvaguardare al meglio la sua figura.

Il presidente Senato Elisabetta Casellati ha convocato per lunedì 12 agosto alle ore 16 la Conferenza dei Capigruppo che dovrà stabilire i tempi di discussione e votazione della mozione di sfiducia della Lega al Governo Conte. L’aula di Palazzo Madama potrebbe dunque essere chiamata a riunirsi il 19 o il 20 agosto.

I tempi per votare a fine ottobre o nella prima settimana di novembre ci sarebbero tutti. Resta da vedere cosa deciderà di fare Mattarella e quanto peseranno i suoi timori per un voto in piena sessione di bilancio nel momento in cui lo spettro dell’esecutivo provvisorio riaccende lo spread e gli interessi sui Btp.

Se i tempi della crisi si dovessero allungare, crescerebbe anche la probabilità del varo di un governo «di garanzia elettorale» con l’unico scopo di portare il Paese al voto.

Per quanto riguarda gli scenari politici, Fratelli D’Italia si è già espresso per uno schieramento allargato di Centrodestra, mentre Salvini deve vincere la tentazione dell’azzardata corsa in solitario.

Il pentastellati sembrano fuori gioco a meno che il Pd non sia disponibile ad un inciucio. Ma al momento Zingaretti sembra consapevole che con il M5S in caduta libera il suo partito riacquisterebbe il ruolo di unic possibile alternativa al Centrodestra per la guida del Paese.

Mai come quest’anno la pausa ferragostana della politica sarà dunque breve, con un finale di agosto che si annuncia più caldo che mai.

Vincenzo Fratta

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