ELEZIONI REGIONALI

La miopia del Centrodestra
regala il Lazio a Zingaretti

 

Nelle elezioni del 4 marzo che hanno segnato il crollo del Partito Democratico e l’insuccesso degli scissionisti di Liberi e Uguali e dell’estrema sinistra di Potere al Popolo, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti è riuscito a conservare la sua poltrona, battendo di misura il candidato del Centrodestra Stefano Parisi. Terza la candidata del M5S Roberta Lombardi.

Zingaretti, sostenuto Pd, Liberi e Uguali, +Europa della Bonino e altre tre liste ha ottenuto 1.018.523 voti (33,26%), mentre Parisi, sostenuto dai quattro partiti di centrodestra e dalla sua lista civica, si è fermato a 964.181 voti (31,49%). Sergio Pirozzi, che poteva contare sulla sua formazione e sui liberali della Lista Nathan, ha conquistato 151.444 voti (4,94%) ben più dei 54mila che sono mancati al Centrodestra per mandare a casa le sinistre anche nel Lazio. Roberta Lombardi con i suoi 834.761 voti (27,26%) ottiene un risultato ben inferiore alla media nazionale del M5S, pagando probabilmente lo scotto della manifesta incapacità dell’amministrazione del sindaco Raggi a risolvere almeno qualcuno dei problemi che affliggono la Capitale.

La riconferma di Zingaretti non è dovuta alla circostanza che intorno al suo nome confluiva l’intero arcipelago della sinistra, quanto piuttosto ad un vero e proprio regalo ricevuto dai suoi avversari.

Pur non avendo un proprio candidato pronto per la corsa per la conquista della Pisana, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia non hanno voluto sostenere l’autocandidatura del sindaco di Amatrice. Ma Sergio Pirozzi, da mesi in campagna elettorale, forte della visibilità guadagnata nella difficile gestione delle conseguenze del terremoto che nell’agosto del 2016 ha sconvolto buona parte dell’Italia centrale, è andato dritto per la sua strada.

La scelta di Sergio Parisi, valente manager ma politicamente sconosciuto a Roma, è arrivata troppo tardi. Il suo deve quindi essere considerato un buon risultato, ma il rammarico per la miopia del Centrodestra rimane. Sottolineiamo «miopia» in quanto non crediamo alle due teorie del «complotto» circolate durante la campagna elettorale. Una che voleva Pirozzi d’accordo con Zingaretti, per indebolire la coalizione avversa, e una che voleva uno o più partiti del centrodestra d’accordo con il governatore uscente a beneficio di «probabili» inciuci futuri. Noi siamo convinti, soltanto colpevole miopia politica.

Il riconfermato governatore del Lazio non dovrebbe comunque avere una vita troppo facile. La somma dei voti ottenuti dalle sinistre, inferiore di oltre 50mila voti rispetto a quella delle liste che sostenevano Parisi, gli ha infatti fruttato 24 seggi + lo stesso Zingaretti, uno in meno dei ventisei seggi necessari alla Pisana per legiferare. 15 seggi sono infatti andati al Centrodestra (Fi 6, Lega 4, FdI 3, Noi con l’Italia 1 + Parisi), 10 al M5S e 1 a Pirozzi.

Senza problemi è stata la riconferma del Centrodestra in Lombardia dove Attilio Fontana si è imposto con il 49,7% dei consensi, a fronte del 29,1% del candidato del Centrosinistra Giorgio Gori e al 17,3% di Dario Violi del M5S.

Vincenzo Fratta

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