UCRAINA

Zelenskyi-Poroshenko,
il comico vs il presidente

 

Domenica 31 marzo si sono svolte in Ucraina le elezioni presidenziali alla quale hanno partecipato il 63,52% degli aventi diritto al voto. Analisti politici e sondaggisti davano in testa il comico quarantenne Volodymyr Zelenskyi e dietro di lui un testa a testa tra il presidente uscente Petro Poroshenko e l’ex pasionaria della rivoluzione arancione ed ex ministro Yuliya Tymoshenko, escludendo però la possibilità che uno dei tre potesse raggiungere la maggioranza assoluta del 50+1 dei votanti.

L’esito della consultazione – giudicata «libera e democratica» dalla missione Ocse incaricata di monitorarla – ha confermato i pronostici della vigilia. Zelenskyi con il 30,24% dei consensi e Poroshenko con il 15,93% si sfideranno il 21 aprile nel turno di ballottaggio, mentre la Tymoshenko con 13,39% ne resta fuori.

Volodymyr Zelenskyi rappresenta certamente la novità della scena politica ucraina. È sceso in campo da pochi mesi per sfruttare la notorietà che ha riscosso come protagonista di una serie televisiva «Sluha Narida» (Servo del Popolo) nel quale un candidato presidente si batte contro la corruzione del politici facendosi al tempo stesso dettare l’agenda dal popolo stesso.

Le analogie con la figura e il Movimento di Beppe Grillo, richiamate da qualche commentatore, sono però più apparenti che reali, in quanto la credibilità del comico italiano e poi successo del suo Movimento non sono estemporanei ma bensì il risultato di un percorso politico durato anni.

Il personaggio Zelenskyi, spiega Massimiliano Di Pasquale, uno dei massimi esperti italiani di cose ucraine, è «un prodotto mediatico abilmente costruito usando le regole della fiction politica che, in epoca di post-verità, si fa essa stessa politica». L’ufficializzazione della sua candidatura, avvenuta il 31 dicembre scorso sulla rete televisiva 1+1 in contemporanea con il consueto discorso di fine d’anno presidente uscente, secondo Di Pasquale «aiuta a delineare i contorni di una candidatura, pianificata con abile strategia di marketing e cinismo, che fa leva sulla disillusione e sul malcontento della gente di un Paese in guerra». Il proprietario della Rete 1+1, e principale sponsor politico di Zelenskyi, è infatti l’oligarca Ihor Kolomoyskyi, acerrimo nemico di Poroshenko.

Considerato il distacco fatto registrare al primo turno, il percorso per la riconferma dell’attuale inquilino della Bankova appare dunque in salita. Tuttavia Petro Poroshenko, cinquantaquattro anni, industriale del cioccolato, può vantare nei suoi cinque anni di mandato non pochi successi: la stabilizzazione dell’economia (a partire dal 2016 il Pil è tornato a crescere), la firma dell’Accordo di Associazione con la Ue, le riforme nei settori energetico, bancario e sanitario, l’introduzione di una piattaforma di e-procurement (approvvigionamento elettronico) che fornisce maggiore trasparenza nel sistema degli appalti, e la formazione di un esercito efficiente e professionale.

Nonostante le misure anticorruzione introdotte da Poroshenko abbiamo permesso un recupero di risorse valutato in sei miliardi di dollari (circa il 6% del Pil) e un conseguente innalzamento dei rating dell’Ucraina presso la Banca Mondiale, il tasso di corruzione nel Paese, reale o percepito, pesa ancora nella valutazione dell’ucraino medio.

Così come pesano l’annessione russa della Crimea e la guerra ibrida scatenata da Mosca con l’occupazione del Donbas. Ed è proprio sui delicati e difficili temi legati al confronto con Mosca e ai rapporti con l’Unione Europea che l’eventuale vittoria di Volodymyr Zelenskyi aprirebbe gravi incognite.

In conclusione, è auspicabile che il popolo ucraino faccia suo il vecchio detto «ad ognuno il suo mestiere», continuando magari a seguire Zelenskyi in televisione ma confermando Petro Poroshenko alla guida del Paese.

Vincenzo Fratta

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