ELEZIONI SPAGNOLE/2

Una nuova Vox
in parlamento

 

Dopo il voto del 28 maggio la Spagna resta purtroppo nelle mani del partito socialista di quel Pedro Sanchez che invece di risolvere i problemi reali del Paese intende riaprire le ferite della guerra civile 1936-39, rimuovendo la salma di Francisco Franco dalla Valle del Los Caídos, il santuario poco fuori Madrid, concepito dal Caudillo proprio per riunire la memoria delle due spagne, dando sepoltura ad una rappresentanza dei caduti di entrambi gli schieramenti. Tuttavia non sarà facile per Sanchez formare il nuovo governo, non essendo sufficienti i soli numeri del Psoe.

C’è da rilevare inoltre che i tre i tre partiti di «centro destra» Partito Popolare, Ciudadanos e la novità Vox, che in Spagna non si presentano uniti alle elezioni come in Italia, hanno ottenuto complessivamente circa 11 milioni di voti, ossia più o meno lo stesso consenso della sinistra nazionale spagnola, Psoe e populisti di sinistra di Podemos. Anche se a questi va aggiunto il milione e mezzo di voti ottenuti dai partiti indipendentisti catalani, non è dato di sapere che cosa sarebbe successo se Pp, Ciudadanos e Vox si fossero presentati uniti, dando voce ad una coalizione anti-Sanchez.

Un discorso a parte merita il successo di Vox che ottiene 2,5 milioni di voti, pari al 10%, ed entra per la prima volta in parlamento con 24 deputati. La strategia di disinformazione dei media convenzionali (la cui portata riteniamo sia ben maggiore delle demonizzate fake news dei social) che aveva gonfiato nei sondaggi il consenso del partito di Santiago Abascal per agitare lo spauracchio «sovranista», adesso, ad elezioni concluse, non fa che parlare della «frenata» di Vox, della «mancata valanga» dei sovranisti, e così via.

Ci pare invece significativo che per la prima volta, dopo la morte di Francisco Franco, un partito dichiaramene di destra radicale sia entrato alle Cortes. Un partito che nella sua prima prova nazionale, tre anni fa, aveva ottenuto lo 0,2% e che ancora in questa tornata elettorale ha avuto una visibilità minima in tutto il territorio spagnolo, in quanto Abascal non ha potuto avvalersi delle presenze televisive, compresi i comizi finali, riservati soltanto ai leader dei partiti già presenti alla Camera.

L’ingresso di Vox in parlamento non è dunque un dato di poco conto. Occorrerà vedere quale impronta Santiago Abascal vorrà dare al nuovo soggetto della politica spagnola. Fino ad ora Vox più che un partito sovranista si è caratterizzato come una formazione politica nazionalista. La sua principale parola d’ordine è stata infatti il No all’autonomia catalana.

Le sue mosse politiche future potrebbero determinare l’avvio di una nuova stagione per la Spagna avvicinandola alla linea politica delle altre nazioni dove i partiti sovranisti hanno maggiore peso o partecipano già al governo. E le elezioni europee del 28 maggio sono ormai dietro l’angolo.

Vincenzo Fratta

In copertina: il leader di Vox Santiago Abscal.
Sopra: la Valle de los Caídos, il sacrario inaugurato nel 1959 in ricordo dei caduti degli opposti schieramenti della Guerra Civile del 1936-39. Vi sono sepolte 33.800 salme.

 

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