EMERGENZA IMMIGRAZIONE

Lo scossone dell’Olanda agli Accordi di Dublino

Lo scossone dell'Olanda agli accordi di Dublino sulle regole di immigrazione nella Ue

 

La critica più comune alla politica migratoria del Governo Meloni consiste nell’opporgli la consuetudine internazionale del divieto di non refoulement, ovvero di non respingimento di tutti coloro che fanno domanda di asilo o potrebbero essere indotti a farlo. L’Italia dal canto suo chiede da tempo la modifica degli ormai anacronistici Accordi di Dublino.

L'Italia chiede da tempo di rivedere gli anacronistici accordi di Dublino sull'immigrazione nella UeLa non accettazione delle domande, ancorché strumentali, si tradurrebbe infatti in una forma di respingimento collettivo vietato dalle Convenzioni internazionali (cfr. art. 4 protocollo addizionale della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu) e comporterebbe il rischio per lo straniero di essere sottoposto a «trattamenti disumani e degradanti». (art. 4 Carta diritti fondamentali Ue analogo a art. 3 Cedu).

Con due dichiarazioni del Consiglio di Stato olandese del 26 aprile 2023 (G.A. n.202207368/1 e n.202300521/1), riguardo le richieste d’asilo di un cittadino eritreo che non aveva ancora presentato domanda e di uno nigeriano che l’aveva presentata per ben tre volte, di cui una anche in Italia, è stato stabilito il divieto di respingimento intracomunitario, in base ai medesimi principi richiamati a livello internazionale.

La Circolare del Viminale

Nello specifico, come eccezione al principio di mutua fiducia tra gli Stati membri (art. 3 Regolamento Dublino III), è stata recepita circolare del 5 dicembre 2022 del Governo italiano, indirizzata a tutte le «Unità Dublino» dei Paesi dell’Unione europea, con cui il capo dell’Unità Dublino del Ministero dell’Interno italiano aveva comunicato, con decisione unilaterale, la sospensione temporanea, a cominciare dal giorno successivo, dei «trasferimenti Dublino» verso l’Italia, con la sola eccezione dei trasferimenti per ragioni di ricongiungimento familiare e di minori non accompagnati.

Il Ministero dell’Interno italiano aveva motivato la decisione con improvvise ragioni tecniche collegate all’indisponibilità di strutture di accoglienza, marcando una carenza sistemica di dette strutture tale da costituire l’eccezione alla competenza dell’Italia, a valutare le domande di asilo, assegnata dal suddetto Regolamento Europeo.

La decisione della corte olandese

Migranti trasportati in Italia dalla navi delle Ong. L'Italia chiede da tempo la revisione degli accordi di DublinoLa Corte olandese, senza nemmeno prendere in considerazione lo stato di emergenza dichiarato dall’Italia l’11 aprile 2023, ha stabilito che la procrastinazione a prendere in carico i trasferimenti Dublino da parte dell’Italia giustifica da sola la presa in carico dell’Olanda della domanda di asilo sottoposta alla sua giurisdizione.

Infatti, ci sarebbe il concreto rischio che «i cittadini stranieri finiscano, al momento del trasferimento in Italia, in una situazione di privazione materiale di vasta portata, come indicato nel paragrafo 92 della sentenza Jawo, che impedisce loro di soddisfare i più importanti bisogni primari, come un alloggio, cibo e acqua corrente».

Tale pronuncia sancisce quindi un precedente di capitale importanza che porta a scardinare il sistema delle competenze di gestione dei flussi migratorie e delle domande d’asilo che a tutt’oggi lascia ai paesi di frontiera europea (marittima per l’Italia), il maggior (anzi il quasi esclusivo) carico.

Il memorandum Meloni-Sunak

L'incontro tra la premier italiana Giorgia Meloni e il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak

In questo singolare gioco di specchi, che permette di vedere le storture del «sistema Dublino» (le carenze sistemiche sono prodotte proprio dalla competenza individuata dal medesimo Regolamento), si è inserita anche la cooperazione bilaterale sancita con il memorandum tra Giorgia Meloni e Rishi Sunak sui flussi migratori.

Come noto la linea del Regno Unito è particolarmente severa, e l’uscita del paese dall’Ue è stata determinata anche dai vincoli comunitari in tema di immigrazione.

Su tale memorandum il Financial Times ha anche rivelato un tiro alla fune dei funzionari italiani che hanno escluso qualsiasi riconoscimento formale alla dubbia politica di trasferimento (rectius respingimento/deportazione, con manifesta incompatibilità rivelata dalla Corte Cedu, tanto da minacciare l’abbandono della Convenzione) in Ruanda della gestione delle pratiche di asilo per gli immigrati irregolari, lasciando alla premier Meloni il ruolo di apologeta informale di tale misura.

Il sostegno al Regno Unito è sicuramente una leva per cercare di arrivare al tanto agognato cambiamento del Regolamento di Dublino, la cui miopia ha portato a discutibili prove di forza degli organi ministeriali italiani già dai primi giorni di insediamento del nuovo Governo.

Superare il «sistema Dublino»

Infatti, è notorio che la stragrande maggioranza degli immigrati irregolari che transitano per l’Italia vorrebbe vedere esaminata la propria domanda dalle Corti dei Paesi Ue più a nord della nostra Penisola, per cui l’obbligo di sottostare alla nostra giurisdizione, oltre a rappresentare uno spreco di risorse, viola in qualche modo la libertà del migrante di fai valutare la propria domanda di protezione dallo Stato che lo stesso ritenesse offrire maggiori garanzie a riguardo.

Peraltro, la stessa decartolarizzazione delle domande giudiziali che possono essere presentate telematicamente agli uffici giudiziali dei Paesi Ue da un avvocato abilitato a riguardo (tale procedura è stata attuata per il disimbarco della Humanity 1, in riferimento al decreto di sbarco selettivo del Ministro Piantedosi del 4 novembre 2022, ricorso telematico accolto dal tribunale di Catania il 6 febbraio 2023), combinata con la giurisdizione della bandiera delle navi private di soccorso, già potrebbe scardinare l’automatica assegnazione della competenza all’Italia delle domande d’asilo.

Ripensare la politica migratoria Ue

Alla luce della giurisprudenza delle Corti interne Ue, e segnatamente dell’importante precedente olandese, lo Stato di emergenza decretato l’11 aprile scorso comporterebbe una necessaria rivisitazione dei criteri di assegnazione delle competenze in tema di asilo e di ripensamento della politica migratoria ad oggi non certo rispettosa della dignità delle persone in transito.

Effettivamente, lasciare che si sviluppino zone franche, senza controllo, zone di violenza e di propagazione di reti di malavita (spesso legata a quella autoctona) e sfruttamento, oppure non garantire l’assistenza primaria dei richiedenti asilo, viola ogni principio di presunta umanità che pure viene richiamato per consentire l’ineludibile sbarco in Italia.

Dispiace comunque che in tutti questi anni non si sia arrivati ad un piano di gestione dei flussi migratori sul lungo periodo, rincorrendo la stessa emergenza e lasciando soli e sotto pressione gli Stati, lasciando incompiuta quell’Unione, incapace ormai di generarsi come soggetto autonomo.

Non è nemmeno il caso di evidenziare la politica della Francia, non meno dura alle frontiere che l’Inghilterra, con la differenza che sancita l’emergenza italiana, e alla luce delle sentenze richiamate, il respingimento in Italia si tradurrebbe in una violazione dei diritti umani da parte dei transalpini.

Quello che servirebbe è un cambio di prospettiva che sappia coniugare umanità e rigore, al di là degli steccati ideologici; a tal fine, le sentenze olandesi, da un lato ci fanno capire che siamo e saremo sempre lo Stato più a sud di qualcun altro, e dall’altro, si spera, consumeranno gli alibi degli altri Stati europei.

Armando Mantuano * Avvocato

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