ARGENTINA

Per Buenos Aires
torna l’incubo del default

Nuovo rischio default per l'Argentina

 

Torna il rischio default per l’Argentina. L’ingente debito pubblico lasciato dalla gestione di Mauricio Macri infatti sembra lasciare poco spazio di manovra al presidente Alberto Fernandez ed al ministro dell’Economia Martin Guzman per quanto attiene alla rinegoziazione dei titoli in valuta estera per 67 miliardi di dollari. Dopo i tragici giorni del 2001 quindi Buenos Aires rischia concretamente di andare in default per la sesta volta dal 1827.

Rischio default per l'Argentina. Il presidente Alberto FernandezCirca un mese fa, lo scorso 17 aprile, le autorità argentine, avevano avanzato ai grandi fondi di investimento, che detengono una parte sostanziosa dei titoli del debito, una proposta per rimodularlo e permettere al paese di andare avanti anche in considerazione della grave crisi scaturita dalla pandemia del Covid-19, una proposta che però non ha ottenuto l’assenso delle parti in causa.

Per evitare il fallimento la Casa Rosada dovrà ora avanzare una nuova proposta, ovviamente più vantaggiosa per i creditori tra cui figurano Allianz, Fidelity, BlackRock, Northern Trust, Alliance Bernstein, HSBC, Prudential Financial, Ivesco, Ashmore e Eaton Vance che ufficialmente detengono almeno 8,38 miliardi di dollari.

Il governo locale aveva presentato un’offerta riguardante lo scambio di 21 titoli onerosi esistenti con altri di durata ventennale, un periodo di grazia triennale fino a fine 2022, con l’inizio del pagamento nel 2023 di interessi dello 0,5% in crescita graduale, «fino a livelli sostenibili», stimati mediamente nel 2,5%. Questo dopo un taglio del 5,4% del capitale originario e del 64% degli interessi.

La proposta però non è stata accettata dalle controparti ed ora le autorità del paese sudamericano puntano quanto meno ad utilizzare tutto il tempo necessario, ovvero fino al 22 maggio, data di scadenza di un pagamento di oltre 500 milioni di dollari di interessi, per continuare il negoziato ed scongiurare il rischio default per l’Argentina.

Il governo si è anche detto disponibile ad esaminare controproposte dei creditori sull’articolazione della ristrutturazione, ma a condizione che rispondano ad un criterio di «sostenibilità», tenendo conto non solo dello stato dell’economia locale ma anche dell’evoluzione di quella globale, sofferente per la pandemia da coronavirus.

Nei giorni scorsi in favore di Buenos Aires si era espressa anche Kristalina Georgieva, titolare del Fondo monetario internazionale (Fmi) che illustrando un rapporto tecnico sullo stato dell’economia argentina aveva chiesto un «sostanziale alleggerimento da parte dei creditori privati (del debito) per ristabilirne con alta probabilità la sostenibilità», auspicando «un processo negoziale collaborativo fra l’Argentina e i suoi creditori privati per raggiungere un accordo che comporti una alta partecipazione».

Fabrizio Di Ernesto

 

Il rischio default per l’Argentina prima di Alberto Fernandez

Uno stop all’annunciata ristrutturazione del debito del 3 settembre 2019

 

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