AMBIENTE

Tarda il divieto Ue
sull’uso del glifosato

 

È slittato il voto sul rinnovo della licenza del glifosato, il potente e pericoloso erbicida totale, ossia non selettivo. I parlamentari europei non hanno raggiunto un accordo sul futuro di questa molecola. Era in programma il rinnovo della licenza d’uso tra i 5 ed i 7 anni ma, visto il totale disaccordo dei membri, la riunione si è conclusa senza voto e senza neppure la data della prossima riunione. Fino a oggi, invece, la Commissione aveva dichiarato di voler presentare ai paesi membri una proposta di rinnovo per 10 anni.

L’Italia, per voce del ministro delle Politiche agricole italiano, Maurizio Martina, si è più volte dichiarata «contraria al rinnovo dell’autorizzazione Ue al glifosato».

L’eliminazione dovrebbe essere graduale: inizialmente dovrebbe riguardare l’uso domestico della sostanza. Successivamente il bando dovrebbe contemplare il divieto in agricoltura. Il divieto totale dovrebbe arrivare non appena saranno trovate soluzioni alternative. Dovrebbe essere privilegiata la lotta biologica quale metodo di controllo degli infestanti.

I deputati europei contrari al rinnovo citano documenti interni alla Monsanto, l’azienda proprietaria del marchio e dei brevetti e produttrice del Roundup, nome commerciale del glifosato. Dall’analisi della documentazione sono sorti dubbi in merito alla fondatezza di alcuni studi utilizzati dall’Unione Europea ai fini della valutazione della sicurezza del prodotto e quindi della sua prima autorizzazione e commercializzazione. Dubbi sarebbero pure sorti sulla valutazione scientifica della sostanza e sugli studi epidemiologici. Sono state sollevate eccezioni anche riguardo l’indipendenza delle ricerche e sulla revisione periodica della valutazione dell’impatto sull’uomo e l’ambiente.

In Commissione è stata da poco approvata una risoluzione, purtroppo non vincolante – con 355 voti favorevoli, 204 voti contrari e 111 astensioni –, che tenta di indirizzare la Ue verso la messa al bando del glifosato. Una petizione sul divieto del glifosato ha raggiunto in Europa il milione di firme, segno della forte preoccupazione dei cittadini riguardo ai pericoli di cancerogenicità. Anche l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc), dichiara che «in laboratorio il glifosato provoca danni genetici e stress ossidativo» e lo considera tra i «probabili cancerogeni», mentre altre istituzioni sono più rassicuranti. In Italia vige già il divieto d’uso in aree popolate e in zone dove soggiornano «gruppi vulnerabili» ossia in zone frequentate da bambini e malati. Vi è inoltre il divieto d’uso quale disseccante sui raccolti come le granaglie. Pratica questa in vigore in Usa e volta ad assicurare il completo disseccamento in pianta dei semi, così da scongiurare l’insorgere delle Aflatossine, le tossine originate dalla muffa. Ma sicuramente origine della forte contaminazione dei grani americani con il glifosato come afferma la Coldiretti.

Un sondaggio su un campione di 5000 cittadini europei (fonti: sumofus.org e wemove.eu), effettuato in cinque Stati europei, tra cui l’Italia, emerge che «una schiacciante maggioranza» di persone è a favore di un divieto immediato del glifosato. L’80% dei tedeschi, il 79% dei francesi, l’84% degli italiani, il 77% dei portoghesi e l’81% dei cittadini greci sono fermamente contrari all’uso del glifosato e a favore di un divieto immediato».

Lino Rialti

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