STATI UNITI

Nel mirino dei neo-giacobini
anche Colombo e Balbo

 

Dopo aver sostanzialmente plaudito all’ondata di rimozioni e distruzioni delle statue del generale Robert E. Lee e di altre personalità degli Stati Confederati del Sud in corso negli Stati Uniti, ora anche i media italiani si stanno finalmente accorgendo della gravità della furia iconoclasta che sta percorrendo l’America. Un corsivo di Aldo Grasso sul Corriere della Sera dal titolo «Le statue di un America smemorata» con ironica amarezza segnala che ora è Cristoforo Colombo l’obbiettivo del «politicamente corretto». Il saggista Robert Hughes nel suo libro «La cultura del piagnisteo» (Adelphi 1993) la definisce «quell’attitudine secondo cui si procede negando la realtà e dando tutto il potere a formule verbali o comportamenti che deformano in modo grottesco ciò che è. E ciò che è stato».

Riepiloghiamo dunque quanto sta accadendo negli Usa. La statua di Colombo eretta nel 1792 a Baltimora nel Maryland è stata distrutta a martellate. La memoria dell’esploratore è stata attaccata a Houston, in Texas, dove il monumento regalato alla città dalla comunità italoamericana, per il cinquecentenario della scoperta dell’America, è stata macchiato con vernice rossa. In una città dell’Ohio l’amministrazione locale ha cancellato il Columbus Day, festa nazionale statunitense, sostituendolo con una ricorrenza delle popolazioni indigene. A Detroit, in Michigan, il monumento del 1910 a Colombo è stato coperto con un drappo nero con la scritta «Reclamiamo la nostra storia». Statue dell’esploratore sono sotto accusa anche a Lancaster (Pennsylvania), a Columbus (Ohio) e a San Jose (California).

A rischio è anche la celebre statua di Colombo a New York che, dall’alto dei suoi 23 metri di altezza, domina il Columbus Circle. Il suo destino è ora legato alle decisioni di una commissione speciale istituita dal sindaco della Grande Mela Bill de Blasio, americano con origini campane da parte di madre. Per salvare la statua di Columbus Circle, però, si è prontamente mossa la comunità italoamericana, che si è radunata nell’angolo sudoccidentale di Central Park per combattere – «come mai fatto finora» – e scongiurare la rimozione. «La comunità si mobiliterà e farà tutto il possibile per evitarla. Sarebbe uno schiaffo in faccia alla comunità italoamericana e non lo tollereremo», ha affermato John Fratta, a capo della commissione statale per la giustizia sociale, mentre il repubblicano Andrew Raia si dice pronto ad approvare una legge ad Albany – capitale dello Stato di New York e sede del parlamento locale – per bloccare ogni tentativo della città.

Oltre alle statue dedicate a Cristoforo Colombo, a Chicago sono prese di mira le vestigia di Italo Balbo. Al «trasvolatore atlantico» è intitolata una strada, la Balbo Drive, e una Colonna romana proveniente dagli scavi di Ostia, con sulla base l’iscrizione inglese – oggi molto logora – che recita: «L’Italia fascista sotto il comando di Benito Mussolini dona a Chicago come memoriale e simbolo dello squadrone atlantico guidato da Balbo».

La popolarità di Balbo a Chicago risale al successo della crociera aerea sull’Atlantico, seguita da un lungo tour nelle metropoli statunitensi. All’epoca, prima dell’invasione dell’Etiopia, i rapporti tra il regime fascista e gli Usa erano buoni e in tutte le città il «trasvolatore» fu accolto da folle festanti. Il paradosso è che il monumento, dedicato all’aviatore e non al gerarca, non fu rimosso quando gli Stati Uniti entrarono in guerra contro l’Italia, ma è invece sotto tiro oggi. Anche in questo caso la comunità italiana sta cercando di far comprendere il significato di ponte tra i due popoli rappresentato dalla Colonna.

Se la società americana, già molto influenzata dal politicamente corretto, divenisse interamente succube di questa minoranza facinorosa, intollerante, erede del peggior giacobinismo, che vuole travisare il significato storico di un monumento eretto in una piazza, non intende riconoscere il valore o la portata delle gesta o dell’impresa del soggetto della statua, ma pretende di ridurlo soltanto a simbolo di qualcosa che oggi non le piace, essa resterà vittima di un meccanismo infernale che potrebbe non avere fine.

Tornando al corsivo di Aldo Grasso, il pezzo si conclude ricordando che «Nel 1492 la distinzione tra scoperta geografica e conquista non era così netta come lo è adesso e ogni esplorazione di nuove terre recava con sé crudeltà ed efferatezze. Nella ‘corretta’ prospettiva storica, l’arrivo di Colombo ha però dato vita a una nuova epoca in cui il ‘selvaggio’ non sarà più considerato tale. E come la mettiamo con il nome America? Forse che Amerigo Vespucci era molto diverso da Colombo? E cosa ne sarà di ‘God Bless America’, il più famoso canto tradizionale? Dio benedica questa Cosa governata da un certo Trump!».

Vincenzo Fratta

Nella foto di copertina il Columbus Circle a New York. Al centro la Colonna romana nel parco di Chicago. Sopra manifestazione anti Balbo ai piedi della Colonna a lui dedicata. 

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