LE ELEZIONI POLITICHE IN SPAGNA

Socialisti senza maggioranza,
successo della destra di Vox

 

Domenica 10 novembre si sono svolte in Spagna le elezioni politiche. È la quarta volta in quattro anni e la seconda nel 2019, dimostrando che in una democrazia matura se non c’è una maggioranza politica si dà parola al popolo, differentemente a quanto avviene in Italia, dove, pur di non sciogliere le Camere, si invocano i fantasmi del mercato e quant’altro.

Chiamando il paese al voto, il premier socialista uscente Pedro Sánchez contava di aumentare i suoi consensi per poter dare vita finalmente ad un governo. Così non è stato. Il suo Psoe non è cresciuto e anzi è leggermente arretrato, ottenendo il 28,1% dei voti e 120 deputati. Nelle consultazioni dello scorso aprile aveva il 28,7 e 123 seggi.

Scende più marcatamente Podemos, l’altro raggruppamento di sinistra, che ottiene il 12,8% dei voti e 35 deputati (aprile aveva raggiunto il 14,3% e 43 seggi). Sánchez e il leader di Podemos Pablo Iglesias sembrerebbero intenzionati a tentare la strada di un governo di minoranza, potendo contare su 155 seggi sugli almeno 176 necessari a formare una sia pur risicata maggioranza.

Sull’altro lato dello schieramento politico il Partito Popolare di Pablo Casado Blanco, che sperava di affiancare i socialisti, cresce ma non abbastanza, ottenendo il 20,8% e 88 seggi (16,7% e 66 ad aprile).

Il vero vincitore delle elezioni è Vox, il partito di destra radicale e cattolica, guidato da Santiago Abascal Conde, che dal 10,3% balza al 15,1%, raddoppiando i suoi deputati che passano a 52 rispetto ai 24 conquistati ad aprile. Nelle due elezioni precedenti Vox non aveva ottenuto alcun seggio.

Dimezza invece i suoi consensi il partito di centro destra Ciudadanos che dal 15,9% e 57 seggi scende al 6,8% e 10 deputati. Il suo leader Albert Rivera si è subito dimesso.

Mentre aspettiamo di vedere se le sinistre spagnole riusciranno o meno a formare un nuovo governo, non possiamo non dedicare un breve commento alla traslazione della salma di Francisco Franco dal santuario della Valle de los Caídos ad una tomba di famiglia. Evento che è stato uno degli argomenti al quale si è fatto ricorso durante la campagna elettorale

L’esumazione delle spoglie di Francisco Franco. Si tratta di un chiodo fisso del premier socialista Sanchez che si è concretizzato proprio poche settimane prima del volto. Una decisione che contrasta con lo spirito di riconciliazione nazionale, dopo l’asprezza e la violenza della guerra civile che ha insanguinato la Spagna nel triennio 1936-39, con il quale è stato realizzato il santuario: seppellire insieme nello stesso luogo i combattenti di entrambi gli schieramenti.

Una scelta che non ha portato troppa fortuna al premier uscente e che probabilmente ha motivato maggiormente i suoi avversari.

L’evento dell’esumazione delle spoglie di Franco è stato presentato dai media italiani con un misto di conformismo e superficialità. La palma della disinformazione, che ci fa vergognare del servizio pubblico radiotelevisivo, è toccata alla «breve» del Tg1 delle 13.30 che recitava più o meno così: «La Spagna chiude i conti con il passato. La salma del generale Franco è stata trasferita dalla Valle de los Caídos, il santuario dove sono sepolti insieme aguzzini e vittime».

A parte che il gesto voluto da Sanchez non è certo «storico» ma del tutto «politico» e se un effetto potrà avere sarà quello di «riaprire» invece che «chiudere» le ferite del passato nazionale, l’estensore della notizia sembra non avere idea di cosa sia stata la guerra civile spagnola.

Come ogni guerra civile fu dura, spietata, fratricida, piena di odio. Nei due schieramenti ci furono soldati valorosi che combatterono duramente. E ci furono atrocità, violenze, casi di infamia e di opportunismo. E abbondarono gli incarceramenti e le esecuzioni sommarie. Ma appunto eroismo e atrocità, in tutte le loro declinazioni, furono prerogativa di entrambi gli schieramenti, come la lettura di un qualsiasi serio libro di storia potrebbe chiarire al giornalista del Tg1.

La maggioranza delle salme ospitate nel santuario, non sono quindi di «aguzzini o vittime», ma bensì quelle dei soldati dei due eserciti, anche se in compagnia di una percentuale di questi ultimi.

E parlando di vittime, il «disinformatore» del Tg1 ignora o finge di ignorare che la tomba più illustre alla quale si può rendere omaggio nella Valle de los Caídos, è proprio quella di una vittima. Un avvocato trentatreenne, fucilato nel carcere di Alicante per ordine della Fronte Popolare dopo un processo farsa. È quella di José Antonio Primo de Rivera, fondatore e capo della Falange Española.

Vincenzo Fratta

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