IRAN

Sempre più difficile
la situazione a Teheran

 

Si fa sempre più difficile la situazione in Iran che ora rischia di trasformarsi in una polveriera, anche perché alle proteste interna si sommano gli attacchi della comunità internazionale, Usa e Trump in primis.

Dopo l’ammissione relativa all’abbattimento, per sbaglio del volo di linea ucraino, gli iraniani sono scesi in piazza per protestare con la polizia che ha fatto fuoco sulla folla. A ciò si aggiunge anche la tensione con Londra dopo per che per alcune ore è stato tenuto in stato di fermo l’ambasciatore di Londra che, evidentemente smessi i panni del diplomatico, ha incitato la folla contro il governo.

Il presidente statunitense Donald Trump, sempre più schierato contro Teheran ha twittato: «Ai leader dell’Iran: non uccidete i manifestanti. Ne avete già uccisi o imprigionati migliaia e il mondo sta guardando. Cosa più importante, gli Usa stanno guardando. Ripristinate internet e lasciate che i reporter girino liberamente! Basta uccidere il vostro grande popolo iraniano».

La Casa Bianca dopo aver inasprito le sanzioni contro l’Iran, che però vanno a colpire anche altri paesi tra cui l’Italia tra i principali partner commerciali di Teheran, è sempre più attiva nel cavalcare il consenso nel tentativo di minare il governo locale.

La situazione si sta complicando per il governo di Teheran soprattutto perché la popolazione che si era rinsaldata in occasione dell’uccisione, da parte di Washington, del generale Soleimani sembra ora dividersi tra sostenitori del governo e di Ali Khamenei ed i suoi oppositori, tra questi cresce il numero dei giovani.

Ieri a Teheran, sulla Azadi Square, si sono ripetuti gli scontri del giorno precedente, quando la polizia ha usato gas lacrimogeni e ha caricato per disperdere una folla che scandiva slogan contro la Guida suprema, Ali Khamenei, contro le Guardie della rivoluzione e contro la stessa Repubblica islamica. Manifestazioni si sono svolte anche in altre città come Mashhad, Rasht, Kashan, Sanandaj e Amol.

La situazione per molti versi ricorda quella di una decina di anni quando l’Onda verde, fortemente sponsorizzata dall’Occidente, tentò di mettere in crisi il governo all’epoca guidato da Ahmadinejad.

Fabrizio Di Ernesto

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